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PESARO - “Ovunque sarai, ovunque sarò. In ogni gesto, io ti cercherò”. Le parole e la musica di Irama, uno dei giovanissimi rapper e interpreti del momento, hanno salutato Marco Ragnetti, sedici anni, vita e sogni spezzati da un tragico schianto la mattina dell’8 marzo, in sella al suo scooter nel tragitto verso l’agrario Cecchi. Un lungo applauso, nel dolore del funerale officiato all’aperto, fra palloncini bianchi e blu, lasciati volare in alto, in ogni palloncino una frase di saluto o un’espressione scherzosa e dialettale, che Marco ero solito pronunciare.
Al parco dei Tigli di Borgo Santa Maria per l’ultimo saluto, c’era un’intera comunità famiglie e tanti giovanissimi con i quali condivideva la scuola, le passioni, lo sport e le speranze della sua giovane età. In ogni sguardo di tanti che hanno voluto rendergli omaggio o semplicemente appoggiare per un attimo la propria mano sulla spalla dei genitori, c’era una profonda commozione, affetto e vicinanza. Perché Marco era un po’ l’amico di tutti, giovani e meno giovani, quel fratello che tanti avrebbero voluto avere. Così lo hanno descritto i compagni della seconda C dell’agrario Cecchi, gli amici di Borgo e tanti altri con cui condivideva lo sport e la passione per il ciclismo agonistico.
L’omaggio: la bara in legno chiaro poggiava sull’erba del parco dei Tigli della sua “piccola” Borgo e sopra il casco da ciclista e la maglia della squadra Scd Alma Juventus Fano.
E ancora: «Ogni tuo sorriso era anche il mio, il mio posto preferito era lì fra le tue braccia. Umile e solare, eri unico. Il periodo più difficile quello del Covid, ci ha avvicinato ancora di più. Un ragazzo sveglio, amavi andare a scuola e circondarti di compagnia, impossibile per te stare fermo. Ora ci faremo forza a vicenda, continueremo a ridere di ciò che amavi fare, e tu e mi raccomando fratellino mio, non fare troppo arrabbiare anche lassù, perché tanto poi lo sai, che vengo sempre a sapere tutto».
«Eravamo noi e siamo ancora noi, i ragazzi del gruppo di Osteria Nuova – così un altro amico ricorda Marco - tutti continueremo a parlare al presente di te e mai al passato. Proprio tu, eri riuscito a unirci e creare un piccolo gruppo di coetanei in quella Osteria Nuova, dove tanto ti piaceva vivere e trascorrere le tue giornate. L’appartenenza al tuo paese la condividevi con me e altri ragazzi, sapevamo che non ce ne saremo mai separati e spesso immaginavamo cosa saremo stati da grandi e da adulti, se magari anche noi saremo rimasti qua, per ritrovarci a portare al parco o al campo da calcio i nostri figli. Ovunque tu entravi, in ogni gruppo, dallo sport all’amicizia eri la parte integrante e il trascinatore». Lo sport e l’amore: “Spinto dagli angeli, ora vola verso il traguardo”. Questa la frase scritta su un telo bianco, che i compagni della squadra di ciclismo hanno scelto di dedicargli.
Commossa ma con un dolore composto anche un’adolescente speciale, la sua “fidanzatina”. «Anche se in poco tempo, anche se giovanissimi, tu Marco hai saputo dimostrare quanto vale amare un’altra persona. Non importa per quanto e da quanto tempo, non ho fatto parte del tuo passato ma tu saresti stato il mio futuro. Ti avrei promesso che non avrei più pianto, e ora so che dovrò vivere anche per te». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico