Pesaro, chiedono finanziamento a nome della zia per andare in vacanza

Pesaro, chiedono finanziamento a nome della zia per andare in vacanza
PESARO - Prendono i documenti della zia per aprirsi un finanziamento e farsi una vacanza da sogno. Incastrate, patteggiano. Una storia tutta pesarese e che ieri è finita di...

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PESARO - Prendono i documenti della zia per aprirsi un finanziamento e farsi una vacanza da sogno. Incastrate, patteggiano. Una storia tutta pesarese e che ieri è finita di fronte al giudice per l’epilogo. A difendere la zia c’era l’avvocato Luca Garbugli che ha avuto il compito di seguire tutta la vicenda per la parte civile, tra richieste di documenti alle banche e alle finanziarie.

«Il caso è venuto presto a galla – spiega Garbugli – in pratica le due nipoti si sono impossessate dei documenti della zia e hanno richiesto un finanziamento di 7500 euro a testa». Tra i motivi della richiesta una bella vacanza in Spagna.
  
Le finanziarie hanno verificato le garanzie, hanno erogato il prestito e le due hanno aperto due conti separati. Ma i nodi sono arrivati tutti al pettine perché contestualmente sono partite le rate da pagare per rientrare del prestito. Paga la prima, paga la seconda, ma poi il giochino si è rotto. Perché la zia, una donna sulla sessantina, si è vista arrivare una serie di documenti circa l’apertura dei nuovi conti e il prospetto delle rate. E così ha denunciato tutto. Ma dietro il raggiro c’erano addirittura le sue nipoti. Una truffa consumata in famiglia. «Tra le ipotesi di reato – continua Garbugli – la truffa, la sostituzione di persona e il falso. Le prove portate davanti al giudice sono più che evidenti. Del resto le banche hanno fornito diversi documenti circa l’apertura dei finanziamenti. Una di queste ha offerto una grande collaborazione e ha capito la situazione. La signora beffata quindi è rimasta vittima del raggiro. Ma occorrerà chiudere il finanziamento perché nel frattempo le sono arrivate le ingiunzioni di pagamento visto che non ha proseguito ovviamente nel versamento delle rate».

Una volta accortasi infatti ha smesso subito di erogare il denaro e tutto si è bloccato. Ma le finanziarie pretendono i loro soldi. «Non sarà facile chiudere questa situazione dal punto di vista economico» ammette Garbugli. Le due nipoti hanno patteggiato 6 e 4 mesi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico