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PESARO - Volava di tutto, la parete era diventata il pavimento. Poi i sette squilli per l’abbandono nave e il finimondo, la gente era impazzita. Dopo quanto successo siamo poi tornati in crociera diverse altre volte, e partiremo anche tra un paio di mesi, ma il ricordo di quella sera resta indelebile». Il 13 gennaio 2012, alle ore 21,45 la nave da crociera Costa Concordia impatta contro gli scogli davanti all’Isola del Giglio, in Italia. Nel naufragio perdono la vita 32 persone. Sono passati dieci anni da quella tragedia. A bordo della Concordia quel giorno c’era anche il pesarese Elio Montesi insieme alla sua famiglia.
Riannodare i fili
Con lui viaggiavano la moglie Carmen, il figlio Marco, la nuora e i due nipotini, che al tempo avevano uno e due anni. Montesi, molto noto in città come pasticciere (la famiglia gestiva il bar pasticceria Montesi di via San Francesco), conserva ancora le tesserine d’imbarco per quel viaggio in crociera che si è concluso sulle Scole del Giglio. «Ricordo ancora tutto benissimo, come se fosse successo poco fa - torna indietro con la mente Elio Montesi - ricordo che eravamo tutti quanti a tavola, in attesa di cenare, erano circa le 21 e 40.
I risarcimenti
«Quando ci sono questi incidenti così gravi un colpevole solo non esiste - è il parere di Montesi - Nella nave ci sono diversi incarichi, la responsabilità non è mai di una sola persona». Avete ottenuto dei risarcimenti? «Sì, 22mila euro a persona, eravamo in sei della mia famiglia sulla nave. Siamo stati risarciti, ma rimane questo ricordo indelebile di quanto accaduto quella sera». Dopo dieci anni, capita spesso di ripensare a quei momenti? «Non capita così spesso, ho le foto nei quadri sulle pareti con le immagini delle varie crociere alle quali ho partecipato. Il pensiero ci va ogni tanto».
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Corriere Adriatico