Pesaro, colpita da malore in tribunale mentre aspetta l'udienza per lo sfratto

Pesaro, colpita da malore in tribunale mentre aspetta l'udienza per lo sfratto
PESARO - Momenti di tensione, ieri mattina al secondo piano del Tribunale di Pesaro. Una donna si sente male, è in preda a forti tremori che sembrano convulsioni. Arriva il...

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PESARO - Momenti di tensione, ieri mattina al secondo piano del Tribunale di Pesaro. Una donna si sente male, è in preda a forti tremori che sembrano convulsioni. Arriva il 118 e la trasporta al pronto soccorso di Pesaro. Lei ha 54 anni e insieme al marito di 60 era in attesa della prima udienza a seguito di un’ingiunzione di sfratto. Non sono rappresentati da nessun avvocato perché non sono in grado di pagargli la parcella.

  
Una vita serena, lui come dipendente della Pica, lei come collaboratrice scolastica. Due figli, una ragazza oggi 26enne con problemi di disabilità sempre protetta e curata e un giovane di 30 anni che si arrabatta tra lavori saltuari, contratti a tempo, agenzie interinali per poter essere d’aiuto alla sua famiglia. Ma nel 2015, all’improvviso, quella vita implode. Autiero, il capofamiglia, quell’anno viene colpito da un aneurisma addominale. Alla fine del percorso ospedaliero perde l’occupazione. La sua è una situazione troppo a rischio perché un datore di lavoro se ne prenda la responsabilità Parte l’iter per il riconoscimento dell’invalidità civile e alla fine, viene certificata un’inabilità del 50% e ottiene una pensione di 900 euro al mese. Ancora con dignità e sacrifici la famiglia riesce a pagare l’affitto di 560 euro mensili per il loro appartamento a Osteria Nuova.
 
Due anni dopo il colpo di grazia: la moglie si sente male, dalle indagini mediche emerge una patologia neurologica altamente invalidante. Dopo 18 mesi di malattia la signora viene licenziata. L’Inps le riconosce il 75% d invalidità ma le pratiche sono ancora in corso e non riceve nessun contributo. «Da maggio scorso - racconta il signor Autiero - non riusciamo più a pagare l’affitto perché o saldiamo le bollette e mangiamo o paghiamo il canone. Noi abbiamo lavorato tutta la vita e ci siamo trovati all’improvviso in una situazione che non avremmo mai potuto immaginare. Comprendo le ragioni del proprietario della casa ma non possiamo finire in mezzo a una strada per proteggere nostra figlia e anche per le nostre situazioni di salute». Alle 5 del pomeriggio marito e moglie sono ancora al pronto soccorso dalle 10 di mattina. Da lì racconta ancora Autiero: «Abbiamo chiesto aiuto al sindaco di Montelabbate Cinzia Ferri e ai servizi sociali ma ci hanno detto che non sanno come aiutarci».

Intanto il giudice del tribunale di Pesaro, ieri mattina, ha concesso alla famiglia una proroga fino al 30 novembre. Poco più di due mesi in cui avere ancora un tetto e soprattutto in cui trovare il denaro per saldare le mensilità pregresse e ricominciare a vivere. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico