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La storia
La sentenza pronunciata davanti al collegio del tribunale di Pesaro riguarda questo caso di sfruttamento della prostituzione e rapina.
I fatti nel 2019
I fatti risalgono al 2019 quando i due, di fronte al no della massaggiatrice al finale hot per il cliente, le avevano strappato di mano il telefonino per impedirle di chiamare le forze dell’ordine. E poi le botte. Ma alla fine la massaggiatrice ribelle era riuscita a scappare e a denunciare tutto ai carabinieri. Compreso tutto quello che succedeva tra le pareti di un centro massaggi sulla statale Adriatica dove le dipendenti, tutte orientali, erano incaricate e forse costrette a soddisfare le richieste piccanti dei clienti, con prestazioni finali da bollino rosso.
Durante il dibattimento, i frequentatori hanno raccontato cosa succedeva. È emerso che un massaggio costava 30 euro e alle ragazze andavano 13,50 euro. I testi hanno raccontato che con 40 euro si poteva avere una prestazione manuale e con 50 completa. La donna era stata attirata dall’annuncio con la promessa di pagamento ogni 10 giorni. Ma essendosi rivelata una promessa vana la ragazza si è rifiutata di effettuare il lavoro aggiuntivo. In quel centro massaggi infatti oltre ai normali servizi da salone estetico, si eseguivano anche massaggi con “lieto fine”, su richiesta del cliente. Ma soprattutto dietro pretesa dei titolari. E secondo l’accusa non sarebbe stato possibile dire no. L’accusa di rapina deriva dal fatto che le avevano strappato il telefono di mano, poi le lesioni per gli schiaffi e le spinte.
Il dibattimento
Una denuncia che ha portato a capire cosa succedesse nel centro estetico. Tanto da attribuire ai due titolari anche l’accusa di sfruttamento della prostituzione. Un reato che si inquadra nel contesto della cosiddetta legge Merlin del ‘75. Ieri la titolare cinese è stata condannata a 4 anni di reclusione. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico