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Nato ad Agrigento e tra i suoi professori universitari ha avuto l’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: il giudice Antonio Calma racconta la sua infanzia siciliana e il percorso che lo ha portato a Pesaro. Attualmente Vice Presidente della 2° sezione della Corte di Giustizia Tributaria di Pesaro, Antonio era un ragazzino molto vivace: «Mio padre era un artigiano e la mamma una classica casalinga siciliana. Ricordo ancora che mi chiesero cosa significasse la parola “esuberante”, che il maestro elementare aveva scritto nel mio giudizio e dovetti rassicurarli sul fatto che non era una cosa brutta», racconta sorridendo. Da piccolino sognava un futuro da calciatore: «Ero proprio fissato: tornavo da scuola, facevo i compiti in mezz’ora, mangiavo la pastasciutta quasi fredda e scappavo a giocare a calcio».
Viaggiare con la mente
E poi la passione per la geografia: Ho sempre avuto una grande passione per i viaggi: guardavo l’Atlante e viaggiavo con la mente. Agrigento, pur essendo una località molto turistica, era comunque una città che risentiva molto dei problemi che ci sono al sud: non c’era ancora uno sviluppo economico adeguato, per cui nel dopoguerra c’era ancora tanta povertà. Così, l’unica cosa era far volare la fantasia e giocare il più possibile con gli amici, ho anche imparato a suonare la chitarra».
E proprio la condizione economica non permise ad Antonio di diventare archeologo: «Diciamo che la mia famiglia non si poteva permettere gli studi universitari fuori città e allora Archeologia era a Palermo e necessitava la presenza alle lezioni, mentre Giurisprudenza no.
Esuberante, ma buono e amante degli animali: «Mi presi persino un morso per separare due cani che stavano litigando. La nostra era una vita semplice: giocavamo a pallone nel cortile della Chiesa, con ogni tanto i rimproveri del prete se urlavamo durante la messa, e giocavamo tra di noi, facendo anche scherzi come quello di inventarci sedute spiritiche per impressionare quelli meno scaltri, o inventarci tesori nascosti nel bosco per poi spiare chi ci cascava. Una vita molto genuina perché non c’era malizia, ci si accontentava di poco e soprattutto ci si divertiva con poco. Arrivare alla fine del mese era difficile per tutte le famiglie, i ricchi erano pochissimi e le amicizie erano vere».
E per questo Antonio ha cercato di pesare il meno possibile sulla sua famiglia: «Come dicevo non frequentavo, studiavo a casa e andavo a dare gli esami a Palermo. E fu così che incontrai per la prima volta Sergio Mattarella. Era il mio primo esame di diritto costituzionale ed ero emozionatissimo. Lui era alto e quindi aveva disteso le gambe un po’ in avanti, così quando mi sedetti gli pestai un piede e lui esclamò “il mio callo”. Pensai subito che mi avrebbe bocciato (ride) e invece fu molto gentile e cortese e mi diede un bel 24. Il presidente Mattarella fu anche presente alla mia Laurea. Sono stato felice di rivederlo a Pesaro dopo averlo rivisto ai funerali di Stato di mio cognato, Azeglio Ciampi: ho avuto l’occasione di fargli vedere proprio la foto della laurea e lui mi ha sorriso dicendo “bella questa foto, l’abbiamo fatto giusto tre mesi fa, vero?”».
«Esci in piedi o coricato?»
Antonio non si pente della sua scelta di Giurisprudenza, per il suo senso di giustizia innato: «Era da poco entrata in vigore l’obbligatorietà dello scontrino fiscale. Ero a Palermo e avevo dato proprio l’esame di diritto tributario. Andai con un collega in una trattoria dove non ci diedero lo scontrino e quando lo reclamai il gestore mi disse: “vuoi uscire da qui in piedi o coricato?”. Uscii in piedi, ma lo segnalai».
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Corriere Adriatico