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PESARO - Le bucce di banane tirate nel giardino, gli insulti come «bestie, animali». Un frutto probabilmente scelto non a caso, capace da solo di evocare pregiudizi razziali. Sarà il giudice a decidere la portata e la natura di una serie di gesti compiuti da una coppia di italiani.
Vicinato senza pace
E’ la storia di un rapporto di vicinato tutt’altro che idilliaco finito a carte bollate davanti al giudice. Ma soprattutto un contesto in cui la parte offesa lamenta insulti anche con sfondo razziale, in quanto lui è di colore e dalla relazione con una 39enne italiana sono nati due bambini, i bambini presi di mira dall’uomo e dalla donna accusati di tirare bucce di banane.
Lancio di oggetti
Il tutto condito, come testimoniano alcune foto raccolte, da lanci di oggetti nella proprietà della famiglia. Tra questi spiccano delle banane, elemento che la famiglia e il suo avvocato Alice Terenzi, ritiengono a sfondo razziale. Secondo la querela sporta dalla donna non erano mancate anche lamentele verso altri vicini di casa che additavano la 39enne come una cattiva madre che avrebbe lasciato soli i bambini. Così era stata fatta partire una lettera dal legale, per poter fermare quella situazione. Ma la cosa sarebbe continuata.
L’escalation
Anzi, peggiorata. L’uomo avrebbe preso a camminare ripetutamente nella proprietà della famiglia. Cosa ritenuta minacciosa e che avrebbe spaventato e prodotto uno stato d’ansia nei bambini. Ragazzini che avevano paura di scendere dall’auto tornati da scuola e chiedevano di chiudersi a chiave. Uno stato d’agitazione che avrebbe invaso anche i sogni di uno dei due bambini. Si sarebbe svegliato alcune volte durante la notte dicendo di aver sognato il vicino di casa. E ancora le accuse di lavorare in nero da casa o di aver segnalato che la 39enne avesse covid nonostante non avesse alcuna patologia.
L’istruttoria
Ieri, davanti al giudice monocratico, è iniziata la fase istruttoria in cui sono stati sentiti i testi tra cui le parti offese che hanno confermato gli insulti ricevuti e la loro connotazione a sfondo razziale.
Gli imputati hanno negato gli addebiti ed escluso le discriminazioni etniche. L’avvocatessa Terenzi ha chiesto 5000 euro di risarcimento. La sentenza a maggio.
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Corriere Adriatico