Lanciano bucce di banane nel giardino dei vicini con due bambini mulatti: «Siete animali». Coppia finisce in tribunale

Bucce di banane tirate nel giardino dei vicini. E la coppia grida ai bambini: «Siete animali»
PESARO  - Le bucce di banane tirate nel giardino, gli insulti come «bestie, animali». Un frutto probabilmente scelto non a caso, capace da solo di evocare...

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PESARO  - Le bucce di banane tirate nel giardino, gli insulti come «bestie, animali». Un frutto probabilmente scelto non a caso, capace da solo di evocare pregiudizi razziali. Sarà il giudice a decidere la portata e la natura di una serie di gesti compiuti da una coppia di italiani.

 
Vicinato senza pace
E’ la storia di un rapporto di vicinato tutt’altro che idilliaco finito a carte bollate davanti al giudice. Ma soprattutto un contesto in cui la parte offesa lamenta insulti anche con sfondo razziale, in quanto lui è di colore e dalla relazione con una 39enne italiana sono nati due bambini, i bambini presi di mira dall’uomo e dalla donna accusati di tirare bucce di banane. A finire a processo per molestie una coppia: lui 59enne lei 57enne. I due si erano opposti a un primo decreto di condanna e si è arrivati davanti al giudice monocratico. Tutto partirebbe da presunti rumori che la famiglia coi bambini avrebbe compiuto. Nei primi tempi ci sarebbero state solo lamentele. Ma poi tutto è precipitato. Tanto da spingere la coppia a bussare ripetutamente con la scopa sul soffitto, ovvero il pavimento della famiglia parte offesa. Poi gli insulti ai bambini e alla madre: «Bestie, zingari, animali, stronzi».


Lancio di oggetti
Il tutto condito, come testimoniano alcune foto raccolte, da lanci di oggetti nella proprietà della famiglia. Tra questi spiccano delle banane, elemento che la famiglia e il suo avvocato Alice Terenzi, ritiengono a sfondo razziale. Secondo la querela sporta dalla donna non erano mancate anche lamentele verso altri vicini di casa che additavano la 39enne come una cattiva madre che avrebbe lasciato soli i bambini. Così era stata fatta partire una lettera dal legale, per poter fermare quella situazione. Ma la cosa sarebbe continuata. 


L’escalation
Anzi, peggiorata. L’uomo avrebbe preso a camminare ripetutamente nella proprietà della famiglia. Cosa ritenuta minacciosa e che avrebbe spaventato e prodotto uno stato d’ansia nei bambini. Ragazzini che avevano paura di scendere dall’auto tornati da scuola e chiedevano di chiudersi a chiave. Uno stato d’agitazione che avrebbe invaso anche i sogni di uno dei due bambini. Si sarebbe svegliato alcune volte durante la notte dicendo di aver sognato il vicino di casa. E ancora le accuse di lavorare in nero da casa o di aver segnalato che la 39enne avesse covid nonostante non avesse alcuna patologia. 


L’istruttoria
Ieri, davanti al giudice monocratico, è iniziata la fase istruttoria in cui sono stati sentiti i testi tra cui le parti offese che hanno confermato gli insulti ricevuti e la loro connotazione a sfondo razziale.


Gli imputati hanno negato gli addebiti ed escluso le discriminazioni etniche. L’avvocatessa Terenzi ha chiesto 5000 euro di risarcimento. La sentenza a maggio.

 

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Corriere Adriatico