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PESARO - «Stanno per arrivare le piante acquatiche che andranno a popolare il fitolago nell’area ex Amga». A dirlo è il professor Paolo De Angelis, responsabile del Dipartimento di Scienze Forestali (Dibaf) dell’Università della Tuscia di Viterbo, che ha progettato e sta monitorando le fasi del fitorisanamento del sito inquinato. La bonifica è iniziata nel settembre 2021 e forse si intravede se non l’ultimo, almeno il penultimo miglio.
Intanto ancora spese in capo al Comune per mantenere in condizioni di sicurezza l’area di via Morosini e garantire in particolare la bonifica delle acque di falda di profondità. Aggiornato il conto economico in capo a Mms, stazione appaltante e committente delle operazioni. La determina L’ultima determina a firma del dirigente del servizio comunale Ambiente Mauro Moretti, del 17 marzo scorso, certifica che per tutto il 2023 il controllo dell’impianto di pump-treat sulla falda, costerà oltre 104 mila euro. Work in progress: fotografando dall’esterno l’area di via Morosini, all’occhio dei non addetti ai lavori, pare che poco si sia mosso da un anno e mezzo, e invece conferma il responsabile dell’Università della Tuscia, i primissimi risultati ne abbiamo.
«Siamo riusciti a completare l’impianto della biofitobonifica – conferma De Angelis, reduce da un ultimo sopralluogo in via Morosini – e nella prima decade di aprile saranno impiantate nel fitolago, dall’impresa che opera nella riqualificazione dei siti contaminati, piante acquatiche come le ninfee.
I costi Comune e Mms rinnoveranno completamente l’attuale sistema di pompaggio delle acque di falda dell’ex Amga. Un intervento questo che farà salire il costo proprio per il mantenimento e il monitoraggio del sistema di trattamento e pompaggio. «L’attuale pump treat verrà ammodernato e sostituito entro il 2024, questo il cronoprogramma concordato – anticipa il professor De Angelis – dato che ha raggiunto uno stadio ormai avanzato di utilizzo dopo 12 anni. Si potrà disporre invece di un sistema più efficace e moderno, per esempio un impianto di pompaggio più silenzioso rispetto al rumore che oggi sente chi vive in quella zona».
Per questo Multiservizi ha messo a preventivo altri 104 mila 400 euro di risorse per aggiornare il geo database o meglio il software impiegato nel monitoraggio delle acque di profondità. Nell’ultima determina comunale, si scrive che le risorse stanziate sono necessarie per sostituire anche 2 pompe del sistema e un intervento straordinario di MMS per contrastare la diffusione di ferrobatteri. Altri i servizi aggiuntivi garantiti da Multiservizi, come il monitoraggio settimanale del sito, la reperibilità diurna per un minimo di 2 ore settimanali, piccole manutenzioni dell’impianto idrico ed elettrico e la gestione in loco dell’impianto di irrigazione.
I campionamenti «Sia chiaro: l’area ex Amga non potrà essere considerata se non dopo 5 anni o più, un’area verde urbana – conclude – al momento i professionisti del polo della Tuscia sono impegnati per il monitoraggio 4 volte l’anno. Il prossimo incontro si terrà a fine maggio, un momento pubblico per presentare alla città lo stato dell’arte. Gli ultimi rilievi effettuati per il monitoraggio dei sistemi vegetali e le indagini microbiologiche, servono per vedere se la parte di microorganismi nel sottosuolo, oltre al verde che sta attecchendo e piantumato nella primavera 2022, sia vitale e apporti benefici ai fini della degradazione degli inquinanti. La comunità microbica per ora è ben sviluppata, anche la vegetazione ha attecchito, e una settimana fa sono stati fatti dei normali rimpiazzi su alcune specie vegetali, meno del 10%. I risultati ci hanno mostrato già uno sviluppo nel sottosuolo dei microorganismi degradatori, che servono ad agire sugli idrocarburi ancora presenti».
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