Ex Amga, sorprese dalla bonifica: nel laghetto anche le ninfee

Ex Amga, sorprese dalla bonifica: nel laghetto anche le ninfee
Ex Amga, sorprese dalla bonifica: nel laghetto anche le ninfee
di Letizia Francesconi
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Lunedì 27 Marzo 2023, 04:35 - Ultimo aggiornamento: 15:05

PESARO - «Stanno per arrivare le piante acquatiche che andranno a popolare il fitolago nell’area ex Amga». A dirlo è il professor Paolo De Angelis, responsabile del Dipartimento di Scienze Forestali (Dibaf) dell’Università della Tuscia di Viterbo, che ha progettato e sta monitorando le fasi del fitorisanamento del sito inquinato. La bonifica è iniziata nel settembre 2021 e forse si intravede se non l’ultimo, almeno il penultimo miglio.

Intanto ancora spese in capo al Comune per mantenere in condizioni di sicurezza l’area di via Morosini e garantire in particolare la bonifica delle acque di falda di profondità. Aggiornato il conto economico in capo a Mms, stazione appaltante e committente delle operazioni. La determina L’ultima determina a firma del dirigente del servizio comunale Ambiente Mauro Moretti, del 17 marzo scorso, certifica che per tutto il 2023 il controllo dell’impianto di pump-treat sulla falda, costerà oltre 104 mila euro. Work in progress: fotografando dall’esterno l’area di via Morosini, all’occhio dei non addetti ai lavori, pare che poco si sia mosso da un anno e mezzo, e invece conferma il responsabile dell’Università della Tuscia, i primissimi risultati ne abbiamo.

«Siamo riusciti a completare l’impianto della biofitobonifica – conferma De Angelis, reduce da un ultimo sopralluogo in via Morosini – e nella prima decade di aprile saranno impiantate nel fitolago, dall’impresa che opera nella riqualificazione dei siti contaminati, piante acquatiche come le ninfee. L’acqua del “laghetto” trattata ai fini della bonifica, viene poi rimessa in circolo per l’irrigazione degli impianti vegetali esistenti. Resta ovviamente un cantiere aperto a tutti gli effetti, altre migliorie restano da fare, come una pulizia più accurata delle erbacce, per questo sono stati concordati con l’Amministrazione almeno quattro sfalci. Ad un occhio esperto, si può già notare un primissimo cambio di passo, e sta crescendo una prima parte dell’impianto verde. Fra qualche settimana, e a seguire per tutta la primavera, il nuovo fogliame comincerà ad essere più visibile e rigoglioso».

I costi Comune e Mms rinnoveranno completamente l’attuale sistema di pompaggio delle acque di falda dell’ex Amga.

Un intervento questo che farà salire il costo proprio per il mantenimento e il monitoraggio del sistema di trattamento e pompaggio. «L’attuale pump treat verrà ammodernato e sostituito entro il 2024, questo il cronoprogramma concordato – anticipa il professor De Angelis – dato che ha raggiunto uno stadio ormai avanzato di utilizzo dopo 12 anni. Si potrà disporre invece di un sistema più efficace e moderno, per esempio un impianto di pompaggio più silenzioso rispetto al rumore che oggi sente chi vive in quella zona».

Per questo Multiservizi ha messo a preventivo altri 104 mila 400 euro di risorse per aggiornare il geo database o meglio il software impiegato nel monitoraggio delle acque di profondità. Nell’ultima determina comunale, si scrive che le risorse stanziate sono necessarie per sostituire anche 2 pompe del sistema e un intervento straordinario di MMS per contrastare la diffusione di ferrobatteri. Altri i servizi aggiuntivi garantiti da Multiservizi, come il monitoraggio settimanale del sito, la reperibilità diurna per un minimo di 2 ore settimanali, piccole manutenzioni dell’impianto idrico ed elettrico e la gestione in loco dell’impianto di irrigazione.

I campionamenti «Sia chiaro: l’area ex Amga non potrà essere considerata se non dopo 5 anni o più, un’area verde urbana – conclude – al momento i professionisti del polo della Tuscia sono impegnati per il monitoraggio 4 volte l’anno. Il prossimo incontro si terrà a fine maggio, un momento pubblico per presentare alla città lo stato dell’arte. Gli ultimi rilievi effettuati per il monitoraggio dei sistemi vegetali e le indagini microbiologiche, servono per vedere se la parte di microorganismi nel sottosuolo, oltre al verde che sta attecchendo e piantumato nella primavera 2022, sia vitale e apporti benefici ai fini della degradazione degli inquinanti. La comunità microbica per ora è ben sviluppata, anche la vegetazione ha attecchito, e una settimana fa sono stati fatti dei normali rimpiazzi su alcune specie vegetali, meno del 10%. I risultati ci hanno mostrato già uno sviluppo nel sottosuolo dei microorganismi degradatori, che servono ad agire sugli idrocarburi ancora presenti». 

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