Igli interrogato per sei ore: "L'ho ucciso ma no so spiegare cosa sia successo"

Il Pm Irene Lilliu
PESARO - «Un momento di buio» che ancora oggi Igli Meta, il ventenne albanese finito in carcere per l'omicidio dello studente diciassettenne Ismaele Lulli, non sa spiegare....

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
PESARO - «Un momento di buio» che ancora oggi Igli Meta, il ventenne albanese finito in carcere per l'omicidio dello studente diciassettenne Ismaele Lulli, non sa spiegare. «Non so spiegare cosa mi sia successo in quel momento» ha detto la scorsa notte al Pm di Urbino Irene Lilliu, durante un interrogatorio durato oltre sei ore, da lui stesso richiesto tramite il suo legale, Salvatore Asole. Secondo l'avvocato, Igli ha ammesso di essere lui l'autore materiale del delitto (anche un altro giovane, Marjo Mema, di 19 anni, è in carcere), commesso per gelosia a causa della frequentazione, sembra del tutto innocente, della sua fidanzata con Isma e ha cominciato a collaborare con gli investigatori, fornendo indicazione sul luogo in cui ha lasciato l'arma del delitto un coltello, in località San martino in Selva Nera. Secondo l'avv. Asole, «non c'è stata premeditazione».






Quello di Igli è stato «un racconto lineare da parte di una persona provata che ora prende coscienza di quello che ha fatto». Un racconto coerente, a quanto risulta all'avvocato, con le risultanze delle indagini dei carabinieri, tanto che il Pm non gli ha mosso nessuna contestazione. Igli ha ammesso di essere lui l'autore materiale del delitto: nella sua versione dei fatti, avrebbe portato Ismaele in cima ad un poggio in località San Martino in Selva Nera per un chiarimento o per dargli una lezione. Nella versione di Meta, lo stesso 17enne avrebbe accettato di essere legato con del nastro adesivo, «come per un vero interrogatorio». A quel punto, un raptus, o come dice il legale, «un momento di buio» con il fendente al collo che ha quasi decapitato Ismaele e poi il corpo gettato giù da un dirupo. Ancora da chiarire il ruolo di Marjo Mema, al quale per altro Igli «non ha cercato di addossare alcuna responsabilità». Tramite l'avv. Asole, il ventenne ha chiesto ieri perdono ai familiari di Ismaele e alla comunità di Sant'Angelo in Vado, «e non è escluso - dice il legale - che scriva direttamente alla famiglia. Ma assolutamente non a scopo premiale, Igli lo farà perché ha capito l'enormità di quello che ha fatto». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico