Sant'Angelo, Ismaele sgozzato nel bosco Meluzzi: "Un delitto come in un rituale"

Sant'Angelo, Ismaele sgozzato nel bosco Meluzzi: "Un delitto come in un rituale"
SANT'ANGELO - "Un delitto premeditato e non improvviso, perpetrato con l'aggravante dell'efferatezza". Così il...

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SANT'ANGELO - "Un delitto premeditato e non improvviso, perpetrato con l'aggravante dell'efferatezza".




Così il professore Alessandro Meluzzi, noto psichiatra e psicologo, analizza l'efferato omicidio di Ismaele Lulli, 17 anni; una tragedia che ha sconvolto un'intera comunità provinciale diffondendo segni di inquietudine in tutto in Paese.



Meluzzi usa poche ma incisive parole, all'indomani dell'interrogatorio di garanzia in carcere dei due albanesi ritenuti responsabili dell'omicidio, con l'esecutore materiale reo confesso.



"Non si può non parlare di premeditazione, quando la vittima è stata torturata, immobilizzata e legata a una croce, poi barbaramente uccisa con un coltello a serramanico di quasi 20 centimetri. Ritengo quindi che dal punto di vista di una subcultura criminale, siamo arrivati ad una via di mezzo fra il Canun, il codice d'onore degli albanesi del Nord, una sorta di legge del taglione, e le esecuzioni dell'Isis.



"Quanto alle dichiarazioni choc di Ambera, la fidanzatina 19enne di Igli Meta - continua Alessandro Meluzzi -, considero la giovane una irresponsabile che ha dato risposte demenziali. Certamente non attenderà nessuno ma quello che dice rientra e fa semplicemente parte di una matrice di subcultura criminale. Ritengo inoltre vergognosa la richiesta di perdono e scuse avanzate da chi ha commesso l'omicidio e dalla sua famiglia: il perdono è una cosa seria quanto complessa che passa attraverso il dolore e parlarne oggi è follia. La prima cosa ora è fare giustizia. La difesa chiederà lo sconto del 30 per cento della pena ma una qualunque condanna al di sotto dei 30 anni rappresenta a mio parere un orrore per la giustizia italiana".



Sulla premeditazione che non è stata contestata il professor Meluzzi, non esita ad usare toni duri. "Siamo forse nostro malgrado precipitati in una dittatura del politicamente corretto? Se la premeditazione non venisse contestata sarebbe una vergogna: questo ragazzo è stato quasi decapitato, preso in trappola e torturato. Non esito quindi a mettermi a disposizione quale consulente dell'avvocato di parte civile della famiglia Lulli". Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico