Marotta piange il "gigante buono" Jacopo Monaldi lascia grande vuoto

Marotta piange il "gigante buono" Jacopo Monaldi lascia grande vuoto
MAROTTA - Dolore e angoscia. Sono l’effetto della morte violenta e improvvisa, in un incidente stradale, di un ragazzo pieno di energie e appassionato della vita come Jacopo...

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MAROTTA - Dolore e angoscia. Sono l’effetto della morte violenta e improvvisa, in un incidente stradale, di un ragazzo pieno di energie e appassionato della vita come Jacopo Monaldi.

Si allungano i tempi del funerale a causa degli accertamenti della magistratura sulla salma posta sotto sequestro del 24enne di Ponte Sasso, deceduto alle 18 di domenica all’ospedale regionale di Torrette di Ancona per le ferite riportate nell’incidente accaduto a Marotta sulla statale Adriatica sabato sera, quando la sua moto si era scontrata con un’auto che proveniva dalla direzione opposta e svoltava a sinistra. Si procede per omicidio stradale.
Un dolore inconsolabile tra i post degli amici su Facebook ai pensieri di un’intera comunità avvolta dal lutto. Dalla palestra dell’Audax Metaurilia ai bagnini di Fano, Ponte Sasso e Marotta; dagli ex compagni di scuola per finire agli istruttori conosciuti ai corsi di boxe. In tanti piangono la scomparsa di un “gigante buono”, con un fisico d’acciaio e dal cuore grande così. Fatica a trattenere la commozione il suo istruttore Nelson Calcagnini, che lo ha letteralmente svezzato in sette anni di lotte e incontri di pugilato in giro per l’Italia. Monaldi si presentò in palestra per fare boxe già a 16 anni. «Voleva già combattere così presto con una preparazione quasi a zero. Gli dissi devi aspettare e fare un po’ di pratica sennò dove vai? Ma lui era così. Gli davi i consigli poi lui con il suo animo buono e generoso seguiva il suo istinto che lo ha portato dappertutto, fino in Norvegia, in Australia, e poi ce l’hanno strappato all’improvviso».

Jacopo Monaldi aveva da poco trovato lavoro all’azienda agricola Guerrieri. Pieno di entusiasmo e di voglia di fare, il “gigante buono” si faceva in quattro per gli amici. Una sua coetanea ricorda ancora quel compleanno festeggiato su un pedalò in mezzo al mare. «Mi aveva invitata, ci eravamo conosciuti facendo i bagnini a Sassonia. Iacopo era semplicemente così: buono, umile e generoso. Una volta si fece in pedalò da Fano a Ponte Sasso pur di aiutare chi aveva bisogno». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico