Mondolfo, frane e profondi solchi nel terreno: Valle dei tufi martoriata

Mondolfo, frane e profondi solchi nel terreno: Valle dei tufi martoriata
MONDOLFO - La vallata dei tufi tra Mondolfo e San Costanzo ogni giorno che passa manifesta sempre più nitidamente i contorni di un dramma naturale. Uno dei percorsi...

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MONDOLFO - La vallata dei tufi tra Mondolfo e San Costanzo ogni giorno che passa manifesta sempre più nitidamente i contorni di un dramma naturale. Uno dei percorsi naturalistici più noti e apprezzati di tutta la provincia pesarese letteralmente massacrato da frane e smottamenti. Un agricoltore che abita in via Carestia, nel comune di Mondolfo ma prospiciente al territorio limitrofo sancostanzese, ha pubblicato sui social le linee di crepe e “scanalature” profonde fino a 50 centimetri che si sono prodotte su un campo adibito alla coltura del cavolfiore.

«Guardate qui, l’effetto delle nevicate e delle piogge: una cosa mai vista», ha mostrato Luca Mattioli, giovane agricoltore alle prese con i pesanti danni inferti dal maltempo. Segni evidenti di una calamità che rischia di compromettere definitivamente i raccolti. Il video è diventato ben presto “virale” tra gli abitanti di San Costanzo che hanno espresso la rabbia e lo sgomento a fronte dei danni al patrimonio arboreo e alle colture mai di così vasta entità, almeno recentemente. Le conseguenze sono visibili con gravi ricadute sull’habitat circostante. Un pioppo ha ceduto alle pendici della collina di Stacciola, sulla strada tra il laghetto della “Grottaccia” e il borgo. Anche qui, il rammarico della popolazione che percorre nel fine settimana le stradine tra Madonna delle Grotte e Stacciola, a piedi o in bicicletta. Qualche centinaio di metri più a sud, sempre tra Stracciola e Madonna delle Grotte, continuano a preoccupare le condizioni dell’enorme movimento franoso che si è aperto sulle pendici della collina che divide strada San Gervasio, in alto, da via le Grotte in basso. Anche qui alberi caduti e trascinati verso il fondovalle per decine di metri. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico