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URBINO - E’ l’ora di Ambera Saliji, la macedone ora 25enne, all’epoca dei terribili fatti che sovvertirono la serenità dell’intera valle del Metauro, fidanzatina di Igli Meta, uno dei due giovani, il complice era Marjo Mema, residenti ad Urbania, che, il 19 luglio 2015, legarono ed uccisero in modo orrendo e violento, l’allora 17enne santangiolese Ismaele Lulli, nei pressi della chiesa di San Martino in Selva Nera, tra i comuni di Lunano e Sant’Angelo in Vado. Il 19 gennaio scorso, al Tribunale di Urbino, erano previste le repliche degli avvocati e la sentenza emessa, nell’occasione, dal Giudice Massimo Di Patria, ma impegni di quest’ultimo hanno fatto scivolare il tutto a domani, già dalla prima mattinata, alle 9.
«Voglio pensare che il risultato sia di una giustizia giusta per mio figlio che non c’è più.
Il gip, dunque, impose alla Procura di Urbino di formulare un accusa e chiedere il rinvio a giudizio dell’ex fidanzata di Igli Meta. Ecco, allora, che il sostituto procuratore Irene Lilliu ipotizzò a suo carico “il reato di concorso anomalo in omicidio volontario e aggravato” e proprio il 22 settembre 2021, il pm Lilliu, chiese, al processo con rito abbreviato, la condanna di Ambera Saliji a 6 anni e 8 mesi di reclusione. Nella sua richiesta di pena, il pm ha previsto le attenuanti generiche che si basano sulla collaborazione dell’imputata che non si sottrasse alle richieste del giudice e non ha mai lasciato l’Italia. Tenne conto anche della giovane età, 19 anni, della ragazza all’epoca della drammatica vicenda e del fatto che non sia stata sua l’iniziativa di mandare il messaggio esca a Ismaele.
«Non ci sono dubbi sulle responsabilità di Ambera – dissero gli avvocati per la parte civile (la mamma di Ismaele Debora Lulli e la sorellina) Martines e Ciace – Va condannata perché non basta non immaginare le conseguenze per schivare le responsabilità dei gesti, come quello di inviare ad Ismaele il messaggio trappola dicendogli di volerlo vedere sapendo che all’appuntamento sarebbe andato Igli armato di coltello». L’avvocato Giovanni Chiarini, difensore di Ambera: «Lei, nonostante i propositi di vendetta di Igli, non era in grado di poterne valutare la gravità, perché la ragazza era stata rassicurata da Meta». Ora sarà il giudice a decidere. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico