COLLI AL METAURO - Era pronto a mettere mano al revolver per una questione di soldi, un debito residuo di 50 euro. Un operaio di 43 anni residente a Calcinelli di Colli al...
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I carabinieri della stazione locale l’hanno arrestato sabato scorso, per detenzione di armi clandestine, e ieri in tribunale a Pesaro l’uomo ha patteggiato la pena (un anno e dieci mesi di reclusione, più 3.000 euro di multa), che è stata sospesa. Il quarantatreenne è quindi tornato in libertà.
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L'allarme
Una ruggine, quella tra l’operaio e i suoi due connazionali, che stava alimentando un rancore sordo, rimasto sotto traccia fino al pomeriggio di sabato scorso, quando il centralino d’emergenza 112 ha ricevuto una telefonata piuttosto preoccupante dalla frazione di Colli al Metauro: «C’è una pistola dentro a una cassetta delle lettere», aveva segnalato il proprietario di un appartamento in un condominio. E in effetti i carabinieri della stazione hanno trovato una pistola tipo revolver: aveva la matricola leggibile solo in parte ma era funzionante. Nel tamburo cinque proiettili calibro 380 e cane armato, sarebbe bastato premere il grilletto e l’arma avrebbe sparato.
Coordinati dal sostituto procuratore Silvia Cecchi e guidati dal luogotenente Antonello Pannaccio, i militi hanno subito iniziato a indagare. Anche se il revolver era nella cassetta postale di un appartamento disabitato da tempo, i carabinieri potevano contare su una pista interessante: qualche ora prima una pattuglia era intervenuta in via Flaminia in un diverbio fra cittadini di origine albanese. Segnalati danni alle rispettive automobili, ma nessuna denuncia. Dagli accertamenti sulla pistola è poi risultato che nel condominio risiede una delle persone coinvolte nell’alterco.
La svolta nelle indagini
Era la svolta. L’operaio è stato subito ascoltato dai militari, poi il suo appartamento e il garage sono stati perquisiti: sono saltati fuori un altro revolver, senza matricola e funzionante, 48 cartucce calibro 22, una pistola calibro 7.65, due a gas e relative munizioni a salve. A quel punto l’operaio è crollato e ha spiegato del credito non onorato dai connazionali, dei due diverbi nelle ore precedenti e delle lesioni riportate. Si era quindi armato in vista di un altro eventuale scontro.
In tribunale ha affermato di aver trovato anni fa, in un cantiere a Pesaro, le due pistole e le munizioni: l’autorità giudiziaria ne ha disposto la distruzione. Prima, però, si vuole verificare se siano già state utilizzate in efferati fatti di cronaca Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico