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PESARO - Le speranze sono appese a un filo per la studentessa di Mombaroccio, 14 anni, gravemente ferita nell’incidente di martedì mattina all’incrocio di Ponte Valle con via Tresole. Si stava recando a scuola insieme a due compagni, un’amica coetanea e un ragazzo maggiorenne alla guida dell’automobile entrambi scampati al peggio, quando è avvenuto il terribile schianto con un’altra vettura. Ora la ragazza è in condizioni disperate nel reparto di rianimazione dell’ospedale Torrette di Ancona. I sanitari ne hanno constatato la morte cerebrale.
Situazione precipitata
Allo stato attuale, la studentessa è mantenuta in vita solo grazie alle macchine, non potendo più respirare autonomamente. Da quanto riferiscono fonti ufficiali, per un altro giorno si sta intervenendo per ridare forza al flusso sanguigno e farla uscire dallo stato vegetativo in cui si trova.
In lacrime ieri mattina anche Cinzia Bertozzi, 57 anni, infermiera di Ponte Valle, mamma di due figlie adolescenti ogni giorno in sella ai motorini, rappresentante del comitato che da anni si batte per risolvere i problemi di traffico nel quartiere. «Una delle mie ragazze ha condiviso i videomessaggi sui social - è il racconto della signora Cinzia -, sono terribilmente in ansia e prego per la vita della studentessa. Massimo nel 2016 mi è morto tra le braccia, l’ho aiutato a respirare fino all’ultimo, aveva 32 anni, l’incidente è avvenuto vicino all’incrocio maledetto che collega Ponte Valle a via Tresole, un incubo che mi ha tormentato per anni. Sono molto preoccupata per i rischi che ci sono lungo la nostra strada. Ogni giorno è un pericolo, anche solo per portare i sacchi dell’immondizia nei cassonetti. Il traffico è a livelli paurosi».
L’incrocio maledetto
Ieri mattina la combattiva rappresentate del comitato ha inviato delle e-mail al Comune per sollecitare, insieme alla sospirata bretella, anche la realizzazione di una rotatoria sul luogo dell’incidente, il rondò del Melograno: «Sto messaggiando con il sindaco Ricci - ha spiegato Cinzia Bertozzi -, bisogna rallentare la velocità dei veicoli in qualsiasi modo, manca la sicurezza per noi residenti e i nostri figli. Basterebbe poco, anche solo delle barriere di protezione in plastica nell’incrocio. Sto urlando la mia rabbia e disperazione a costo di ricevere minacce di denunce. Come mamma non posso tacere e assistere in silenzio a queste tragedie. Ogni mese che passa è un dramma in più che si aggiunge». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico