Pesaro, il sindaco Matteo Ricci perdona i suoi odiatori ma pone una condizione: ecco quale

Pesaro, il sindaco Matteo Ricci perdona i suoi odiatori ma pone una condizione: ecco quale
PESARO Il sindaco Matteo Ricci è disposto a perdonare, ma solo a fronte di un risarcimento simbolico da devolvere in beneficenza e a fini sociali. Ieri mattina il primo...

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PESARO Il sindaco Matteo Ricci è disposto a perdonare, ma solo a fronte di un risarcimento simbolico da devolvere in beneficenza e a fini sociali. Ieri mattina il primo cittadino ha testimoniato in aula, chiamato dal giudice, nell’ambito del processo che lo vede parte offesa di insulti e messaggi diffamatori via social. Un 51enne pesarese è accusato di diffamazione per una serie di frasi su Facebook contro Ricci. Secondo l’accusa i commenti erano lesivi dell’onore e del decoro del primo cittadino anche mediante la pubblicazione sui gruppi Facebook di foto che ritraevano Ricci.

 
Toni accesi
Fatti accaduti nella primavera del 2020, periodo più duro della pandemia. Tra i commenti «Vergogna pesarese, questo è il peggiore di tutti, un pagliaccio». I toni accesi soprattutto sul tema della pandemia. Sotto alla foto di mascherine il commento: «Io sono il sindacontagio, “dentro” Ricci per epidemia colposa». Ieri il sindaco ha ricostruito i fatti: «Dopo le minacce di morte che ho ricevuto tramite una lettera nella buca delle lettere di casa, ho registrato un crescente clima di odio. Fino ad allora, la linea era quella di bloccare sui social gli hater e cancellare i commenti. Dopo la lettera, abbiamo deciso di sporgere denuncia. Era un momento delicato, eravamo in piena pandemia, con un clima difficile e persone che morivano. Per questo volevamo tutelare la mia immagine e quella dell’Amministrazione comunale in un momento critico».
Erano state portate avanti alcune denunce tanto che il giudice ha già condannato un 57enne pesarese a 800 euro di multa e ad un risarcimento di 3mila euro per diffamazione a mezzo stampa commesso tramite Facebook. Il giudice ha chiesto se il sindaco volesse portare avanti la querela o fermarsi. «Siamo disponibili a chiudere la questione qualora ci sia un risarcimento simbolico da devolvere a fini sociali per il Comune. Altrimenti andremo avanti, l’obiettivo è combattere l’odio». La difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Andrea Bianchi farà un tentativo col suo assistito. Ma ha anche chiesto l’assoluzione per il fatto che il profilo utilizzato potrebbe non essere associato al 51enne con certezza e perché manca la querela formale del sindaco, visto che è partita dal Comune. Il pm ha chiesto 4000 euro di condanna mentre il Comune, come parte civile, tramite le avvocatesse Isabella Gattini e Mariangela Bressanelli, ha chiesto 30 mila euro di risarcimento e 15 di provvisionale. La sentenza arriverà il 6 febbraio. 
Sentenza il 6 febbraio


Tra gli appellati rivolti al sindaco espressioni come «medioman, il pinocchio semianalfabeta sindacontagio». Tra le foto quella del viso del sindaco con annessa una molecola del virus covid 19. Ma anche espressioni come «fuocopurificatore» e «questa tracotante arroganza va punita in un solo modo: a calci in c…». Commenti in più situazioni anche rivolti alle figure degli amministratori: «Schifosissime e ripugnanti mer…. umane, tanto il mesile lo prendete comunque». E «neanche l’Isis è stata capace di ciucciare talmente tanto i cervellini». E ancora: «Dovete sprofondare negli abissi, ma voi non potete provare vergogna e non avete né onore né dignità. Siete solo schifosissimi sfruttatori». Infine la foto del sindaco dietro le sbarre con la scritta “Il sindacontagio”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico