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PESARO Nasce il Regolamento del welfare di comunità e per l’assessore Luca Pandolfi sarà «un nuovo strumento normativo che tutela e rafforza la storia d’eccellenza dell’Ats1 e assicura la continuità del “modello pesarese”». Una risposta indiretta anche a chi punterà sull’accoglienza e l’assistenza in campagna elettorale. Il presidente del Comitato dei sindaci e assessore alla Solidarietà Pandolfi presenta così «il documento che sarà sottoposto al voto del consiglio comunale e che formalizza il modello di co-programmazione e co-progettazione per dare ancor più risposte “su misura” del sociale».
Nero su bianco
«Un lascito importante - rimarca - che consegna alle amministrazioni comunali e a quelle dell’Ats1 che verranno, un’eredità che valorizza e tutela il “modello pesarese” in cui si co-progetta e co-programma. È uno strumento tecnico che garantisce e rende merito a una forma di welfare di comunità pionieristica e all’avanguardia». È con orgoglio dunque che Pandolfi presenta il Regolamento comunale sulla promozione del coinvolgimento e della partecipazione dei soggetti civici ai processi di elaborazione delle politiche pubbliche di welfare e sui rapporti tra Comune e Enti del Terzo Settore.
Obiettivi
Il Regolamento delinea i principi fondamentali, i criteri guida e le direttive da rispettare nell’ambito dei procedimenti di co-programmazione e co-progettazione per assicurare il coinvolgimento attivo degli Enti di Terzo Settore e dell’intera componente civica attiva nel territorio. I valori su cui si basa il Regolamento sono: pubblicità e trasparenza; fiducia reciproca e capacità generativa; autonomia civica e partecipazione; prossimità e lavoro in rete; accessibilità e universalità; assenza di scopo di lucro; sostenibilità; coesione sociale; diritti e rispetto della dignità della persona; conoscenza scientifica condivisa.
I passaggi
La stesura del Regolamento ha coinvolto dallo scorso novembre l’intero Terzo settore, le cooperative sociali, le associazioni di promozione sociale e di volontariato, le fondazioni e i sindacati dell’Ambito territoriale sociale 1, riunite in tavoli di confronto «che hanno visto la collaborazione e la guida metodologica del Dipartimento di Economia Società Politica dell’Università di Urbino, coordinato dalla professoressa Angela Genova che ringraziamo, per «descrivere e normare le buone pratiche sull’amministrazione condivisa del territorio, partendo da quelle già adottate da anni, e mosse nell’ottica della partecipazione, della co-programmazione e della co-progettazione».
Un metodo «che ha anticipato la normativa italiana ed europea» e che ribalta l’iter tradizionale: «Solitamente quando si progettano servizi sociali si pubblica un bando in cui l’Amministrazione chiede il tipo di prestazioni che vuole avere - spiega Pandolfi -; con questo modello, oltre all’appalto classico, tutte le realtà attive nel sociale, potranno lavorare insieme per scegliere ed elaborare i progetti e i servizi migliori da costruire, caso per caso».
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Corriere Adriatico