Flaminia, museo nell’incuria: «Dispositivi digitali fuori uso». Tarsi e Pierpaoli (Fdi) chiedono i motivi del disinteresse verso un progetto innovativo

Flaminia, museo nell’incuria
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FANO Mala tempora currunt sostengono i cultori del patrimonio storico e archeologico della Fano romana, nonostante il recente fervore per gli scavi alla ricerca della basilica di Vitruvio e l’apertura alle visite delle aree archeologiche nel weekend. “Corrono brutti tempi” perché il museo che costituisce il fulcro del progetto Flaminia Nextone (il distretto culturale evoluto che deve connettere le vestigia romane distribuite lungo il percorso dell’antica consolare Flaminia) è lasciato all’incuria e a un lento degrado, senza l’aggiornamento delle sue risorse particolarmente innovative e senza nemmeno la cura minima della manutenzione. 


Tra passato e futuro


Inaugurato poco più di 7 anni fa, nel dicembre 2016, il museo è stato pensato per rafforzare l’identità culturale dell’antica Fanum Fortunae proiettandola nel futuro, perché si basa sulle tecnologie digitali o offre la suggestione di riportare i visitatori a oltre duemila anni fa immergendoli nella realtà virtuale e aumentata attraverso le ricostruzioni interattive. Ma i dispositivi e i programmi attendono di essere aggiornati e soprattutto non vengono ripristinate quelle applicazioni non più fruibili perché guaste. Eppure, sarebbero state ripetute le segnalazioni agli uffici del Comune degli addetti della cooperativa La Meridiana, a cui è affidata l’apertura del museo della Flaminia dal venerdì alla domenica con ingresso a pagamento (4 euro il biglietto intero).

«Un impianto fuori uso da oltre un anno»


Di questa «sciatteria» si fa interprete il gruppo di Fratelli d’Italia che ha presentato un’interpellanza, sottoscritta dai consiglieri comunali Lucia Tarsi e Giuseppe Pierpaoli, per conoscere dall’amministrazione «i motivi del disinteresse nei confronti degli strumenti e dei progetti innovativi per la valorizzazione del patrimonio di Fano romana». «Le dotazioni informatiche hardware e software - evidenziano Tarsi e Pierpaoli - non sono più state né aggiornate, né rinnovate dal momento dell’apertura del museo; in particolare, i tre apparati principali per l’accesso interattivo alla banca dati sono malfunzionanti e uno dei tre è addirittura spento e fuori uso da oltre un anno. Nonostante le numerose segnalazioni inoltrate dagli addetti museali agli uffici comunali preposti, non si è verificato alcun riscontro e il monitor principale rimane ancora oggi fuori uso, costringendo gli addetti al museo a segnalare a tutti i visitatori, con grande imbarazzo, il mancato funzionamento dei dispositivi digitali».


Inoltre, non sarebbero adeguatamente curate le condizioni ambientali legate al buon uso delle apparecchiature (schermatura dalla luce solare, temperatura e illuminazione direzionale), non c’è più il pannello all’ingresso che segnalava i crediti scientifici e istituzionali e «il fossato antistante l’accesso del museo adiacente al monumento iconico della città, l’Arco di Augusto, è in condizioni di degrado, per la presenza di erbacce e rifiuti». Il timore c’è, ma l’interpellanza vuole evitare che si preparino tempi peggiori.

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Corriere Adriatico