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FANO - Quattro incendi in fotocopia, sempre durante la notte e sempre appiccati a cassonetti per la raccolta differenziata dei rifiuti. Tutti gli indizi, sostengono i carabinieri di Fano, portano a una sola persona: un trentanovenne residente in città, che è stato deferito alla Procura della Repubblica a Pesaro per il reato di danneggiamento da incendio.
Le verifiche
Gli accertamenti hanno impegnato i militari in servizio nella stazione di Fano per poco meno di un mese, essendo gli episodi iniziati l’11 gennaio scorso, quando i vigili del fuoco furono chiamati in zona Don Gentili, due volte nella stessa notte, per spegnere incendi che avevano distrutto un paio di cassonetti stradali appartenenti alla società Aset spa: bruciato un contenitore in via Lambruschini e un altro in via Don Bosco.
L’errore
L’altro ieri notte, infine, i vigili del fuoco hanno ricevuto la quarta chiamata dello stesso tenore, di nuovo dalla zona Don Gentili, un’area a ridosso del centro storico tra via Papiria, via Montegrappa e l’asse Mameli-Gabrielli, ma questa volta da via Cecconi.
Allertati dal personale di Aset spa, sono intervenuti i carabinieri della compagnia locale, che hanno individuato il trentanovenne nelle vicinanze, denunciandolo poi alla Procura della Repubblica. La nota diffusa nella giornata di ieri dai militi specifica che il fanese di 39 anni era già tenuto d’occhio. Anche il costo dei cassonetti stradali per la raccolta differenziata dei rifiuti ha subito un rincaro per l’aumento dei prezzi applicati alle materie prime e adesso supera i mille euro, quindi è facile fare un rapido conto del danno arrecato ad Aset spa.
La pericolosità
L’elemento economico è però solo uno degli aspetti che definiscono la pericolosità dell’incendiare cassonetti. In alcune analoghe circostanze nell’arco degli ultimi tre anni (a scanso di equivoci da tenere ben distinte rispetto ai quattro recenti episodi) c’è mancato poco che il fuoco si estendesse anche ai veicoli parcheggiati nelle vicinanze dei contenitori oppure alle siepi circostanti. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico