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Le verifiche
In particolare, la Guardia Costiera, ha scoperto scarichi abusivi di acque reflue industriali, sia sul canale Albani sia sul fiume Metauro, ha rilevato il mancato rispetto della normativa in materia di acque meteoriche di dilavamento dei piazzali industriali, la presenza di depositi incontrollati di rifiuti e lo sforamento dei valori tabellari di scarico, i quali dovrebbero essere contenuti secondo un’idonea normativa. Tali valori, insieme alla disciplina degli scarichi sono ben evidenziato nel decreto legislativo 152/06 che riporta i limiti per le acque reflue di carattere industriale, sia superficiali che in fognature, le quali non possono essere scaricate senza idonee precauzioni.
Ecco perché in conseguenza dei controlli effettuati dalla Guardia Costiera è scattato il sequestro, in totale, di oltre 11.000 metri quadrati di aree aziendali nei pressi dei corpi idrici che si immettono in mare, interessate dal mancato rispetto della normativa ambientale.
La segnalazione
Dalle indagini di polizia giudiziaria è conseguito l’avvio di procedure amministrative, con segnalazione agli enti competenti, finalizzate alla bonifica dei siti inquinati, i quali dovranno essere ripristinati nello stato originario. In alcuni casi sono state avviate le procedure previste dal Testo unico ambientale mediante prescrizione impartita alle ditte interessate. Complessivamente, sono state elevate sanzioni sul piano amministrativo per circa 40mila euro. L’attività di polizia ambientale è stata finalizzata alla tutela delle acque del nostro litorale con la ricerca di scarichi abusivi confluenti in mare e la prevenzione di illeciti in materia di rifiuti. Le indagini svolte hanno impegnato gli inquirenti per circa sei mesi, si sono estese in un ampio tratto delle zone costiere di competenza del Compartimento Marittimo di Pesaro e hanno fatto emergere l’esistenza di diversi stabilimenti industriali che operavano in maniera non conforme rispetto alle autorizzazioni ambientali rilasciate.
L’amministrazione
Appreso l’esito, l’assessora all’Ambiente del Comune di Fano Cora Fattori, nel rilevare il merito degli uomini della Guardia Costiera che hanno consentito di stroncare una attività nociva per la tutela del territorio, si è subito messa a disposizione per impartire quelle prescrizioni alle ditte interessate, affinché tale pratica non si ripeta. Scarichi di acqua di natura industriale non possono confluire liberamente sia nei fossi che nei corsi d’acqua di natura superiore, ma devono essere trattati a seconda dei casi in vasche di laminazione o con interventi di depurazione. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico