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FANO - Ancora nessun concreto indizio di cambiamento a Sassonia sud, angolo della città «abbandonato da Dio e dagli uomini» per definizione quasi unanime che il Comitato per una nuova Sassonia sud ritiene però di rigettare per il fatto che, in realtà, non sarebbe il caso di chiamare in correità il Padreterno per quella che è «la totale responsabilità degli uomini che negli ultimi quarant’anni hanno scelto di investire poco o niente» da viale Adriatico in giù.
Cambio di rotta
Uno status quo al quale il neonato comitato si ribella, senza però evidentemente riuscire a scuotere le coscienze se si è ancora punto e a capo ad un mese dal confronto con «il sindaco Seri e gli assessori Brunori, Fanesi e Lucarelli», che prendendo visione del dossier «su sviluppo turistico e riqualificazione dell’area» in cui veniva rispolverata la storica battaglia per «la realizzazione del sottopasso all’ex passaggio a livello».
Lo sforzo di essere «collaborativo» si scontra così con l’incapacità di farsi carico di una situazione «al limite della vivibilità». Interminabile l’elenco di criticità anche molto datate, come «strade ammalorate, sporcizia, incuria del verde», ma che allargando il discorso include anche «i resti della ex discarica comunale attorno alla montagnola riemersi con le mareggiate, l’assenza di manutenzione del cavalcaferrovia che sta comportando la caduta di calcestruzzo, con le gronde ammalorate e prive di un adeguato sistema di raccolta dell’acqua piovana» che finisce per favorire «allagamenti anche molto importanti». Lamentate anche l’eliminazione «della linea bus» e la riduzione delle fermate «del bus scolastico, con anziani e ragazzini costretti a muoversi a piedi o in bici» a rischio della propria incolumità, vista la pericolosità dell’unico accesso, rappresentato dal cavalcaferrovia, per e dalla Statale».
Altri disagi
Non va meglio neppure per le uniche opere recenti, come i sottopassi a Baia Metauro, «che presentano un dislivello con il fondo stradale che rende difficoltosa la fruizione a disabili e anziani. Oltretutto sono privi di attraversamenti pedonali, mentre l’unico marciapiede esistente, oltre che essere ammalorato, è invaso dalle siepi di pitosforo» A completare il quadro «campi di canneti che sono ormai latrine a cielo aperto». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico