Dramma all'ospedale Santa Croce Muore gettandosi dal quinto piano

Il luogo del Santa Croce in cui si è compiuta la tragedia
FANO - E' morto sul colpo dopo un lungo volo. Questa mattina intorno a mezzogiorno un paziente si è gettato dal quinto piano. ...

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FANO - E' morto sul colpo dopo un lungo volo. Questa mattina intorno a mezzogiorno un paziente si è gettato dal quinto piano.




La vittima è Carlo Feduzi, 47 anni di San Lorenzo in Campo. L'uomo ha scelto una finestra del poliambulatorio, nel blocco B del nosocomio fanese, per attuare la sua intenzione: si è lanciato nel vuoto da un'altezza di 15 metri.



La morte è stata inevitabile, causata dal forte schianto a terra, che non gli ha lasciato alcuno scampo, tanto che persino i soccorsi del 118 intervenuti immediatamente non hanno potuto fare nulla per salvare l'uomo. In un primo momento tutte le ipotesi sono state passate al vaglio degli agenti del commissariato di Fano, guidati dal dirigente Simone Pineschi, ma ben presto è apparso chiaro che la motivazione più probabile fosse quella di un gesto volontario, accuratamente studiato e forse meditato da qualche tempo.



Feduzi, commesso comunale a San Lorenzo in Campo, non aveva alcun appuntamento per visite o esami e nemmeno aveva motivo di andare a trovare qualcuno ricoverato in ospedale. Dagli accertamenti è emerso che alla base del gesto ci sarebbe una crisi depressiva, di cui il 47enne soffriva da tempo; l'uomo era già seguito dagli specialisti del Sert di Fano per problemi di dipendenza.



Il gesto, assolutamente improvviso e inaspettato, ha creato shock tra i presenti, dato che il volo dal quinto piano è accaduto in un momento in cui il poliambulatorio era molto frequentato. Sono in tanti infatti i pazienti che usufruiscono degli ambulatori medici per visite specialistiche ed esami nelle ore mattutine e difficilmente il personale medico riesce a controllare tutti i presenti.



"Il poliambulatorio ha un flusso di pazienti sempre molto intenso - precisa la dottoressa Cristiana Cattò della direzione medica -, quindi è difficile controllare entrate ed uscite, specialmente per quanto riguarda persone che non sono ricoverate o parenti di degenti. Le finestre di tutti i corridoi sono aperte ed accessibili a pazienti e visitatori, ma sarebbe impensabile chiuderle o mettere delle inferriate, diventerebbe una prigione. Purtroppo contro la volontà di una persona si può fare ben poco". Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico