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FANO «Un disastro, penso che senza la scogliera non ci saranno le condizioni per la riapertura estiva dello stabilimento balneare». Sconsolato Matteo Renzi, di Bagni Carlo a Sassonia, dopo la nuova ondata di maltempo. Nel suo caso i cavalloni sono arrivati alla piscina e agli impianti sportivi, ma i danni sono rilevanti anche in altre spiagge di Fano da Fosso Sejore a Ponte Sasso. Ovunque le difese a mare siano assenti oppure usurate, lì la burrasca di martedì scorso ha colpito più forte.
Il clou della tempesta
La fase più acuta intorno alle 11 dell’altro ieri, quando la mareggiata da levante (complice l’acqua alta, stimata in almeno un metro e 20 centimetri sopra il livello medio) ha iniziato a martellare la costa, su cui si infrangevano onde di circa 4 metri, 6 metri al largo.
Dune spazzate via
Le operazioni sono proseguite nella mattinata di ieri per rispondere a una mezza dozzina di altre chiamate (Gimarra e Monte Giove soprattutto) e nel pomeriggio. Alla polizia locale non risultavano particolari disagi al traffico. Ieri la burrasca sembrava riprendere vigore al calare del vento contrario, per fortuna senza raggiungere la potenza delle ore precedenti. «L’erosione ha prima spazzato via le dune protettive – spiegava Mauro Mandolini, a Fano responsabile delle concessioni balneari per Confartigianato – poi ha aggredito le spiagge. Speriamo che la soluzione sia trovata presto, gli operatori delle zone più esposte all’erosione spendono ogni anno migliaia di euro per i lavori di ripristino dopo le mareggiate».
Un punto esposto è proprio in corrispondenza di Sassonia. Una spiaggia centralissima a ridosso della diga foranea, dove da circa 5 anni si aspetta che siano realizzati gli 80 metri della scogliera mancante.
Nel frattempo a ogni burrasca si determina una sorta di effetto imbuto, che amplifica i fenomeni di dissesto mettendo a rischio anche l’inizio della passeggiata del Lisippo. «In due anni – quantifica Renzi – la concessione ha perso circa 90 metri dai chioschi al mare, riducendosi da 11.000 metri quadri agli attuali 3.000. Resta spazio solo per pochi ombrelloni, senza la nuova scogliera non ci sono le condizioni per riaprire. Sono a rischio 23 contratti di lavoro».
I fondi disponibili
«La Regione ha destinato quasi 14 milioni per la difesa della costa a Porto Sant’Elpidio, Fano e Mondolfo, si spera che gli interventi siano realizzati quanto prima», affermava ieri Giovanni Dallago di Animalido all’Arzilla, altra zona assai colpita dalla mareggiata come Ponte Sasso. «La faccenda è molto seria – argomentava Matteo Garofoli di Islamorada – e il mare è ormai arrivato al ciglio della strada. Nonostante la zona sud sia per Fano la più rilevante per il comparto turistico, siamo trattati come l’ultima ruota del carro».
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Corriere Adriatico