La Fano-Grosseto sarà a due corsie. L'ingegnere: «Il progetto è una pezza»

L'ingegnere Alberto Paccapelo
FANO - È una strada europea (E78), viene definita superstrada ma in realtà nel tratto pesarese mancante, 37 chilometri da Santo Stefano di Gaifa (Urbino) a...

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FANO - È una strada europea (E78), viene definita superstrada ma in realtà nel tratto pesarese mancante, 37 chilometri da Santo Stefano di Gaifa (Urbino) a Mercatello sul Metauro, sarà realizzata con le caratteristiche di una strada extraurbana secondaria, a 2 corsie (tipo C). “Ove possibile” aggiungono le note tecniche del Dpcm, che finanzia 2 dei 9 lotti, in quanto, salvo le varianti di Mercatello e Urbania, si dovrà allargare la strada esistente (Metaurense e 73 bis) che passa a ridosso delle abitazioni.

 

Il paradosso della galleria
Inoltre, storicamente è chiamata la via dei due mari ma, sommo paradosso, la galleria della Guinza che sfonda l’Appennino e attende da decenni di essere recuperata dall’abbandono potrà essere percorsa in un’unica direzione, per di più verso l’Umbria (addio quindi al recupero dei flussi turistici già deviati a Sud delle Marche dalla quadrilatero). E per la seconda canna del traforo, evocata da tutti, tecnicamente ancora non c’è neppure uno schizzo (comunque, costruendola, si otterrebbero 6 chilometri a 4 corsie che spingerebbero velocemente il traffico nel collo di bottiglia della successiva viabilità).

Passata l’enfasi dell’annuncio dell’approvazione da parte della commissione ministeriale competente dell’uso della galleria, una delle più significative incompiute d’Italia, restano le carenze dei finanziamenti (la Regione Marche ha chiesto al Governo 645 milioni di euro per i lotti mancanti e la seconda canna ) e le gravi insufficienze della progettazione.

Paccapelo guidò la progettazione a 4 corsie
L’ingegnere Alberto Paccapelo, ex dirigente dell’ente Provincia, che a cavallo del passaggio di millennio guidò la progettazione su un nuovo tracciato di una strada a 2 carreggiate e 4 corsie per quel tratto, recepita nei Prg di tutti i Comuni e approvata per la compatibilità con il territorio dal Ministero dell’ambiente, ha l’animo inquieto. «La soluzione è una pezza - afferma -, potrà migliorare in qualche tratto la viabilità esistente, anche se non sarà possibile portare a 10,5 metri strade di 6-7 metri laddove sono attaccate a recinzioni e case. Ma non è certamente ciò che serve al nostro territorio per favorire il trasporto delle merci e sostenere lo sviluppo economico».

Una pezza, per certi versi, peggiore del buco. Perché non potrà essere un collegamento veloce tra i due versanti della penisola, perché il traffico di lunga percorrenza si sovrapporrà al traffico locale, perché lungo la strada ci saranno molti accessi privati con proporzionale aumento dei rischi. Questo è il progetto che, deludendo tanti, era stato presentato a Fano nel 2015 dal viceministro alle infrastrutture di allora, Riccardo Nencini, uscendo dalla stagione del project financing di iniziativa privata che prevedeva il pagamento di un pedaggio.

 «La Regione può bloccarla»


Ora si può recuperare il vecchio progetto, che costerebbe 3 miliardi e 400 milioni di euro perché prevede molte gallerie per mitigarne l’impatto, prima che sia troppo tardi? «Ci vorrebbe un’azione politica decisa - valuta Paccapelo -. La potrebbe promuovere la Regione». In realtà potrebbe cambiare strada anche il Governo, approfittando del nuovo commissario straordinario, visto che ci sono tre parlamentari e una sottosegretaria di questo territorio. Ma su questo l’ingegnere dice che è meglio che non commenti e chiude il discorso. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico