La richiesta di tanti fanesi per gli scavi di piazza Andrea Costa: «Resti romani da valorizzare, non ricoprite di nuovo tutto»

La richiesta di tanti fanesi per gli scavi di piazza Andrea Costa: «Resti romani da valorizzare,non ricoprite di nuovo tutto»
FANO Si scava, si scava, si sollevano curiosità ed entusiasmi, si fanno proclami, si assumono impegni… e poi si ricopre tutto. Questo sembra essere anche il destino...

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FANO Si scava, si scava, si sollevano curiosità ed entusiasmi, si fanno proclami, si assumono impegni… e poi si ricopre tutto. Questo sembra essere anche il destino delle testimonianze romane scoperte in piazza Andrea Costa. Ma dov’è quella sensibilità, più volte enunciata, nel voler fare della romanità il valore portabandiera della promozione di Fano? Sono sufficienti le emergenze che si trovano in superficie, quali la porta di Augusto, purtroppo priva di decorazioni che invece abbondano sull’arco di Traiano di Benevento e le mura romane? E’ vero che fa eccezione l’area archeologica di Sant’Agostino recentemente resa più fruibile al pubblico, ma tutto di tutto il resto dobbiamo rinunciare?

 

Maggiore consapevolezza

Che tra la cittadinanza fanese si sia diffusa una maggiore consapevolezza sulla valorizzazione di ciò che emerge dal sottosuolo, lo dimostrano le prese di posizione che si diffondono sui social in merito alla conservazione degli ultimi ritrovamenti. Città più consapevoli e accorte hanno portato allo scoperto e recintato le aree archeologiche facendole diventare un posto di sosta e attrazione delle piazze. E le mura romane venute alla luce in piazza Andrea Costa, ben contestualizzate nella mappa archeologica della città in corso di redazione da parte della Soprintendenza, potrebbe diventare un’attrazione nell’attrazione del nuovo arredo della piazza stessa.

È vero, Fano non è Roma e piazza Andrea Costa non è piazza Argentina, una piazza che con la recente sistemazione sta riconoscendo una nuova vita, ma il procedimento è lo stesso. Fano ha rinunciato a mantenere allo scoperto gli scavi di Porta Maggiore, dove si sovrappongono strati che dall’epoca romana risalgono a quella medioevale; ha rinunciato a rendere fruibili al pubblico i sotterranei che si inoltrano nel bastione del Nuti, limitandosi a mostrarne l’accesso (impegno che pe altro deve ancora essere eseguito); non mostrerà al pubblico gli ultimi ritrovamenti effettuati nella scuola Gandiglio dove si sta ricoprendo tutto, mentre il silenzio sembra soffocare gli entusiasmi sollevati dagli scavi effettuati in via Vitruvio, la cui eco ha scosso mezza Italia.

Sarà mai possibile preservare in superficie, opportunamente musealizzati i reperti venuti alla luce in piazza Andrea Costa? Non pochi cittadini lo chiedono insistentemente. Chiedono anche di effettuare un’indagine archeologica completa senza limitarsi a scalfire la superficie o a fare piccoli saggi attraverso una trincea di sondaggio come si sta facendo.

Antichi edifici di qualità

Accanto alla pescheria sono venute alla luce preesistenze attribuite o a una grande edificio o a più edifici. L’area antica si trova nei pressi del foro, a poca distanza dall’Augusteum ritrovato nell’interrato della mediateca Montanari, è probabile dunque che si tratta di edifici importanti, ad alto tenore sociale, se non ad uso pubblico. L’opportunità di aver reso possibile questi scavi non si ripresenterà per molto tempo, quindi limitarsi ad un esame superficiale, anche se già proficuo, vuol dire sprecare, come ha avuto modo di porre in evidenza anche il presidente del Centro studi vitruviani Dino Zacchilli, una rara occasione.

 

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Corriere Adriatico