Fano, marineria in stato d’agitazione: «L'Europa vuole mettere al bando la pesca a strascico»

Parte della flottiglia fanese
FANO Nuovo stato di agitazione della marineria fanese che dopo il caro gasolio si trova a combattere contro la decisione della Unione Europea di abolire completamente la pesca a...

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FANO Nuovo stato di agitazione della marineria fanese che dopo il caro gasolio si trova a combattere contro la decisione della Unione Europea di abolire completamente la pesca a strascico, uno dei sistemi tradizionali che sono stati sempre praticati dai pescherecci locali. 

 


L’allarme


L’argomento è stato ravvivato anche dall’on, Mirco Carloni che, partecipando alla presentazione del festival del Brodetto, ha considerato seria e realisticamente incombente questa prospettiva. In realtà la flottiglia peschereccia che fa base sul porto di Fano ha già fatto sentire la sua voce: lo ha fatto con il suono delle sirene che il 9 maggio scorso si è levato da tutti gli approdi dell’Adriatico, quindi i relativi filmati sono stati inviati alla Commissione Europea. «Una data importante – ha detto Tonino Giardini, portavoce del Gruppo Pesca – è quella del 26 giugno prossimo quando tutti i ministri della pesca dell’Unione Europea dovranno esprimersi sulla proposta del commissario Virginijus Sinkevicius, il quale intende abolire entro il 2030 tutto il sistema di pesca a strascico, per i danni che questa tecnica produrrebbe all’ambiente marino. Noi come associazioni di categoria chiediamo l’immediata revoca del provvedimento. E’ veramente inammissibile infatti che una simile decisione venga presa senza alcun confronto con i rappresentanti dei pescatori». 

La bocciatura


Ammesso e non concesso che il provvedimento proceda per la sua strada, questo è già stato bocciato dalla Commissione Pesca, così come la Commissione agricoltura ha bocciato un contestuale provvedimento che poneva limiti al settore, facente parte dello stesso pacchetto denominato “Ripristino Natura”; si teme però che la stessa cosa non possa avvenire nella Commissione ambiente. 
«Non è pensabile – ha aggiunto Giardini – che tutto questo possa approvarsi senza mettere a disposizione un euro di finanziamento e senza prevedere un piano industriale di riconversione. I pescatori fanesi, come quelli delle altre marinerie adriatiche non possono essere le vittime sacrificali sull’altare della tutela dell’ambiente, tanto più che mentre i pescatori dei Paesi della Ue sarebbe costretti a rinunciare a tale genere di pesca, essa verrebbe impunemente continuata dai pescatori della Turchia, dell’Egitto, della Libia, della Tunisia, della Algeria che continuerebbero a portare il pesce nei nostri mercati. E’ da considerare inoltre che il sistema a strascico, praticato dal 18 per cento della flotta peschereccia, produce l’85 per cento del pesce presente sul mercato; percentuale che verrebbe ancor più caratterizzata dalla presenza di un prodotto di importazione». 


Gli interessi in gioco


E’ evidente che ci sono in gioco diversi interessi. In più occorre tenere presente che tutto il Mediterraneo è un mare dove già sono stati imposti non pochi limiti di pesca, gravanti è ovvio solo sulle flottiglie europee. Vi sono zone interdette perché adibite al traffico merci e traffico passeggeri, perché adibite a parchi eolici (quello in Adriatico parte da Ravenna e arriva a Pesaro), perché coinvolte nella estrazione di idrocarburi, perché riservate a servitù militari, perché sono ambientalmente protette, perché sono troppo profonde. «A questo punto – conclude Giardini – non si sa più dove andare a pescare!». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico