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FANO - Un’altra tegola sta per abbattersi sulla marineria fanese, già provata dal caro gasolio e dai tanti vincoli imposti dalla legislazione corrente e dalle norme dell’Unione Europea per limitare lo sforzo di pesca. La Commissione Europea ha inserito nelle linee guida sulla tutela dei mari una misura per ridurre la pesca a strascico, del 30% tra il 2024 e il 2027, prevedendo una sua progressiva eliminazione entro il 2030.
Pescherecci condannati
Ciò significa la fine della attività per quei pescherecci di grosse dimensioni che sono sopravvissuti allo sfoltimento della flotta fanese che appena 40 anni fa con i suoi 75 pescherecci, costituiva ancora una entità leader tra tutti i porti dell’Adriatico. Far sparire i sopravvissuti significa sacrificare un mondo di conoscenze, di tradizioni, ma anche mettere in difficoltà non poche famiglie sia di fanesi che di immigrati che hanno trovato lavoro negli equipaggi.
Le critiche del biologo
E’ giustificato tutto ciò? Per il noto biologo Corrado Piccinetti che per tanti anni ha diretto il laboratorio di biologia marina di Fano la pesca a strascico avrebbe bisogno almeno di correttivi: «Attualmente, come si è sempre fatto, le reti si trascinano sul fondo catturando insieme ai pesci tanti altri organismi che non hanno alcun valore commerciale, ma sono importanti per la sopravvivenza dell’ambiente.
Le misure alternative
In questo modo sarebbe anche più facile secondo il biologo, gestire le specie che vengono catturate, in modo che non si leda la loro riproduttività. «Abolire del tutto la pesca a strascico, comunque, a mio parere è un provvedimento troppo drastico!», sottolinea Piccinetti. Già oggi le condizioni della pesca a strascico sono drammatiche, sia per l’alto costo del carburante che per la scarsità di mano d’opera e già una fuga dal settore è in atto, ma una cosa è una riduzione volontaria e un’altra è un provvedimento imposto che eserciterebbe tra l’altro effetti negativi anche sul disarmo o sulla vendita o sulla demolizione della barca stessa.
Le piccole imbarcazioni
Lasciando più spazio libero alla piccola pesca si incrementerebbe anche il numero di pescatori che si dedicano a questa attività. Già oggi questo settore conta il più alto numero di addetti: Rispetto alle 12.000 imbarcazioni italiane, quelle che si dedicano alla piccola pesca sono 9.000, mentre le barche a strascico sono circa 2.200. «Le regole sono necessarie – ha aggiunto il professor Piccinetti – oggi purtroppo alcune specie vanno scomparendo: govattoli, paganelli, agostinelli non si mangiano più; occorre comunque trovare un compromesso perché uomo e ambiente vadano d’accordo».
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