Denuncia per violenza sessuale su un minore, l’abuso nella villetta di famiglia del sacerdote Roberto Pellizzari a Sant'Angelo in Vado. Cosa sappiamo

Il vescovo conferma l'indagine sul prete che vive in Svizzera. I fatti risalgono all'estate scorsa. L'abitazione (in vendita e vuota) è sotto sequestro.

Don Pellizzari quando è stato ordinato
SANT’ANGELO IN VADO Nella villetta del mistero di via Petrarca si sarebbe consumata una violenza sessuale aggravata, perché vittima dell’abuso sarebbe un...

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SANT’ANGELO IN VADO Nella villetta del mistero di via Petrarca si sarebbe consumata una violenza sessuale aggravata, perché vittima dell’abuso sarebbe un minorenne. Un minore che nell’estate dell’anno scorso è entrato in contatto con don Roberto Pellizzari, il sacerdote svizzero, proprietario dell’abitazione di Sant’Angelo in Vado, da oltre 2 anni messa in vendita. 

 


Rotto il silenzio


È l’Arcidiocesi di Pesaro e Urbino in una comunicazione ufficiale a rompere il silenzio degli inquirenti su una vicenda la cui delicatezza si era intuita fin dalle prime battute. Fin da sabato pomeriggio quando numerosi t residenti a del piccolo centro, hanno visto all’opera uomini della polizia scientifica con le ben conosciute bardature, che setacciavano la casa che è stata dei genitori di don Pellizzari. La villetta che, dopo una vita da emigrati in Svizzera, si erano costruiti nel paese dove erano nati. La segnalazione dell’abuso è arrivata attraverso lo sportello di ascolto aperto dall’Arcidiocesi nell’ambito del servizio di tutela dei minori e delle persone adulte vulnerabili: riguardava la denuncia di un sospetto caso su minore. E il sospettato era un sacerdote soltanto temporaneamente residente a Sant’Angelo in Vado.

Pellizzari infatti era tornato in Italia negli anni della pandemia e poi nell’estate del 2023 per occuparsi della madre anziana e malata. In seguito alla segnalazione ricevuta l’arcivescovo Sandro Salvucci, che dal 7 gennaio dello scorso anno è diventato anche vescovo della diocesi di Urbino, ha attivato tutte le procedure canoniche previste in questi casi, e, in particolare, ha subito segnalato la situazione al dicastero per la dottrina della fede contattando anche il vescovo svizzero di Losanna, Ginevra e Friburgo per comunicare l’apertura di un’indagine a carico di don Pellizzari.

La posizione della Diocesi

«La nostra diocesi - riporta la nota ufficiale emessa anche per porre dei punti fermi sui tanti rumors circolanti - ha compiuto e compirà tutti gli atti previsti dalla legislazione vigente, in piena sintonia con l’autorità giudiziaria civile. Tali atti sono coperti dal segreto d’ufficio in considerazione della tutela del buon nome di tutte le persone coinvolte e della vigenza del principio giuridico di presunzione di innocenza fino a prova contraria.

L’Arcivescovo e la Chiesa di Urbino – conclude la nota - condannano fermamente ogni forma di abuso, specie se ne sono protagonisti uomini di chiesa, e lavorano perché al più presto possa essere fatta luce sui fatti e si giunga a stabilire la verità e la giustizia per il bene delle persone coinvolte, con particolare attenzione alla presunta vittima». Don Roberto Pellizzari, detto Bob, è nato a Ginevra, ha studiato all’University of Fribourg e vive a Le Locle: il sacerdote continua a chiudere il suo cellulare o farlo suonare a vuoto. Parlano di lui come di una persona gioviale e bonaria, che aveva chiesto di collaborare con il Duomo di San Michele Arcangelo mentre si occupava della madre. La scientifica sabato cercava tracce biologiche e impronte. Ma nel frattempo il mobilio della villetta è stato veduto e le pareti ridipinte. 

 

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Corriere Adriatico