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PESARO - Medici di continuità assistenziale Usca, che fronteggiano il peso delle cure domiciliari sul territorio. Burocrazia invece fin troppo eccessiva per i medici di medicina generale, che dal 12 gennaio su indicazione della Regione, possono farsi carico dei tamponi rapidi di inizio o fine quarantena, anche in ambulatorio.
A questo si somma poi l’incertezza che proprio quella mole di tamponi, non venga coperta da Asur Marche e servizio regionale Salute, come denunciano i medici riuniti in Fimmg territoriale (Federazione italiana medici di medicina generale). Ecco le istanze portate all’evidenza dalla medicina assistenziale e di base.
Visite a domicilio
«Dall’11 gennaio ai tre medici Usca in servizio 12 ore al giorno – osserva il dottor Marco Del Bianco, coordinatore per il Distretto di Pesaro – si è aggiunto un quarto medico di continuità per le prese in carico al domicilio e che resta in turno sei ore, dando così ossigeno ai colleghi, che si muovono nei tre ambiti distrettuali». Il carico per le unità Usca resta ancora alto, a questo si aggiunge anche l’impegno per la somministrazione dei farmaci anti-Covid recentemente autorizzati dalla Regione.
La presa in carico
«In questo momento, la nostra attività di presa in carico continua ad essere ancora intensa – conferma il dottor Gregorio Bucci, coordinatore di Pesaro – oltre 20 sono le uscite dei colleghi ogni giorno per le chiamate al domicilio, segnalate dai medici di famiglia. A questo si aggiunge il peso della gestione per diversi focolai in Centri diurni e comunità protette, che seguiamo direttamente. Unica nota positiva è il miglioramento della situazione ai punti drive test, e il peso si alleggerisce, perché molti pazienti-utenti con le nuove regole, ora dirottano il tampone rapido di guarigione direttamente in farmacia». Sul fronte dei farmaci anti-Covid al domicilio invece sono state utilizzate finora 10 confezioni della pillola anti-Covid dispensata ai medici Usca, su una trentina di confezioni, che sono ancora a disposizione e da utilizzare.
La beffa dei tamponi
Medici di famiglia sobbarcati dalle richieste per test e certificazioni di uscita dalla quarantena. Il problema nasce dalle nuove regole in vigore per le Marche dal 12 gennaio per gli antigenici, eseguiti proprio dai medici di medicina generale o dai pediatri di libera scelta. Ora pare che la Regione, non abbia ancora riservato un capitolo di spesa nel bilancio 2022 per corrispondere le risorse e coprire il costo sostenuto della mole dei test eseguiti. A prendere posizione sono il segretario provinciale Fimmg Dario Bartolucci e il dottor Francesco Montesi, coordinatore Usca nel Distretto di Fano. «Stiamo parlando di un carico in aumento di tamponi in ambulatorio – entra nel merito il dottor Bartolucci – è stato già sollecitato anche il direttore di Area Vasta 1 Romeo Magnoni, che in settimana dovrà comunicare come ma soprattutto se e quando, verranno pagati i tamponi già eseguiti e in corso. Per ora l’unica cosa, che a suo tempo era stata garantita da Asur, è il corrispettivo per i test in ambulatorio fino al 31 dicembre scorso. Personalmente ho informato anche la referente Asur del Distretto di Fano e per tutta risposta sappiamo solo che proseguire con gli antigenici senza alcuna certezza dalla Regione, è rimandato alla nostra autonomia. In assenza di risposte, la medicina generale sul territorio, potrebbe decidere di non fare più quei numeri di test rapidi, rimandando tutto al sistema delle farmacie o ai laboratori privati».
Le regole cambiate
Per il dottor Montesi è grave che non sia stato previsto un capitolo di spesa regionale. «Se consideriamo una media di circa 15 tamponi eseguiti da un centinaio di medici di famiglia – rimarca – parliamo di oltre mille euro al giorno di costo a nostro carico ma che rischia di rimanere altrimenti scoperto dal sistema». Le regole sono cambiate dal 30 dicembre e nell’ultimo tavolo regionale allargato dei giorni scorsi, il rischio si è materializzato. A questo si somma un ulteriore ritardo sul pagamento dei tamponi eseguiti e pregressi. Ci sono infatti medici come il dottor Gino Genga e Franco Sciuto, che lamentano il mancato pagamento delle somme che a tutt’oggi non sono state liquidate fin dal luglio 2021. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico