Chiuse 33 classi per il Covid: «Servono più test per evitare la Dad»

Chiuse 33 classi per il Covid: «Servono più test per evitare la Dad»
Augusto Liverani, responsabile del dipartimento di prevenzione dell’Area vasta 1, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno qual è il trend dei soggetti positivi...

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Augusto Liverani, responsabile del dipartimento di prevenzione dell’Area vasta 1, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno qual è il trend dei soggetti positivi nelle scuole?


«Rispetto ad un anno fa, quando ancora non era stato introdotto il ciclo vaccinale dai 12 anni in su, riscontriamo meno casi positivi, e questo sicuramente fra docenti, personale scolastico e amministrativo, proprio perché la maggioranza di questi soggetti è vaccinata. Dopo il ponte festivo del primo e 2 novembre, alla riapertura delle scuole, c’è stato un lieve aumento dei casi».

 

Secondo il monitoraggio del Dipartimento ci sono classi in quarantena con alunni vaccinati, dai 12 anni in su?
«Le classi poste in quarantena fino a oggi, a ormai due mesi dall’inizio della scuola, hanno una predominanza di soggetti non vaccinati, siano essi alunni o personale scolastico. Il docente non vaccinato, che accede a scuola comunque con un Green pass da tampone ogni 48 ore, è quel soggetto che genera più classi in quarantena, con successivi casi secondari da contatto».

La maggior parte dei contagi dove avviene? 
«Come si vede dalla tabella, sono 33 in tutto le classi chiuse nel territorio dell’Area Vasta 1 con una prevalenza delle scuole primarie e delle scuole superiori, 39 sono i soggetti positivi al virus e 704 quelli posti in quarantena tra nidi, scuole dell’infanzia, primarie e medie di primo e secondo grado».

Che raccomandazioni dà il Dipartimento alle scuole?
«Raccomandiamo un monitoraggio attento delle assenze giornaliere, l’adesione agli screening proposti e una collaborazione fattiva tra genitori-scuola-Dipartimento di prevenzione».

Con l’entrata in vigore delle nuove regole sulla positività, che indicazioni date ai dirigenti scolastici?
«Siamo in costante contatto con i referenti Covid e i dirigenti scolastici. Il documento ‘Indicazioni per l’individuazione e la gestione dei contatti di casi di infezione da SARS-CoV-2 in ambito scolastico’, trasmesso con la circolare interministeriale lo scorso 3 novembre, contiene una revisione del sistema di gestione dei contatti dei casi confermati di positività finalizzata a favorire la didattica in presenza, anche alla luce dell’aumento della copertura vaccinale».

Cosa cambia in concreto?
«Tali indicazioni, con l’intento di ridurre il ricorso alla messa in quarantena delle classi e quindi alla didattica a distanza per tutta la classe, prevedono un aumento significativo dei test da eseguire sui contatti identificati, che può rappresentare una criticità per il Dipartimento di prevenzione. Quando viene emanata una circolare siamo chiamati a darne applicazione nell’ambito delle risorse assegnate e della definizione di procedure operative che richiedono dei tempi tecnici ed un confronto con il livello regionale per l’analisi della problematiche applicative».

Quindi aumenta il carico di lavoro per il Dipartimento?


«In sostanza, se fino ad ora si eseguiva un solo test a sette giorni finita la quarantena o a dieci se l’alunno o il contatto stretto era vaccinato, ora invece, secondo le nuove disposizioni, sono previsti due test: il primo quando il dirigente scolastico informa il Dipartimento dell’assenza dell’alunno o del docente per positività, il secondo dopo 5 giorni di isolamento. Quindi c’è il raddoppio dei test rapidi da eseguire e verificare fra i contatti di un positivo, aumentando così di molto il nostro sforzo diagnostico».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico