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URBINO - «Le problematiche della sanità marchigiana si trascinano ormai da più di due decenni e vanno oltre la fuga del personale medico o infermieristico». Dalibor Cvejic, Funzione Pubblica Cisl Marche, prova a fare ordine partendo dalla riforma della sanità iniziata dalla Legge Balduzzi e che «ha causato grossi danni nella nostra regione, oggi lo sappiamo ormai tutti - sottolinea -. Ma un problema altrettanto scottante è la carenza di concorsi.
Ho visto il diverbio avvenuto in consiglio regionale tra maggioranza e opposizione, con politici che dicono di conoscere da 35 anni queste problematiche e che risultano anche essere competenti nella sanità visto la professione che svolgono sul territorio.
Il pericolo
«In Romagna - spiega il sindacalista - da qualche giorno è stato pubblicato un nuovo concorso per infermieri a tempo indeterminato: si rischia una fuga di massa dalle Marche. Le assunzioni da noi sono bloccate e con numero scarso, nonostante graduatorie già pronte. Abbiamo più di 2.000 infermieri in attesa di essere chiamati. I medici che emigrano non guardano la pandemia: vanno alla ricerca di un lavoro più sicuro, migliore e di qualità. Qui si sentono pochi, non realizzati professionalmente e devono lavorare doppio del dovuto, rinunciare alle ferie e, stando sotto pressione costante, con un rischio d’errore più elevato, la possibilità di ammalarsi e infortunarsi. Le nostre corsie cominciano ad avere sempre meno personale pronto a sacrificarsi per tamponare le carenze. Il rischio è che le Marche perdano due generazioni di studenti di infermieristica visto che dall’ultimo nostro concorso sono passati tre anni. In più la Romagna attrarrà i nostri precari e quelli delle cooperative. Il timore è di creare un buco totale nel presente che nel futuro»
La speranza
Cosa dovrebbe fare la giunta regionale? «Come prima mossa impegnarsi a stabilizzare chi già lavora a tempo determinato tra medici, infermieri, oss e tutto il personale sanitario di supporto al sistema. - continua Dalibor Cvejic -. L’emergenza permetterebbe un decreto straordinario regionale. Invece si continua ad attingere dalle cooperative e da chi è in pensione. Poi, le strutture convenzionate private: da tempo sono più richieste per poter affrontare i servizi sanitari mancanti nel pubblico. Abbiamo visto, in Lombardia, che cosa ha causato questo. Tutti citano la Legge Balduzzi con cui si sono chiusi gli ospedali ma se oggi, questi, sono stati convertiti in strutture private vuol dire che alla fine servivano. Non ultimo si sommano i numeri chiusi nelle università per le professioni sanitarie: anche queste hanno creato carenza del personale ».
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Corriere Adriatico