Pesaro, solo un ricoverato in terapia intensiva: «Posti letto quasi vuoti, il San Salvatore ha retto»

Pesaro, un ricoverato in terapia intensiva: «Posti letto quasi vuoti, il San Salvatore ha retto»
PESARO - All’ospedale San Salvatore di Pesaro c’è solo un posto letto di terapia intensiva occupato ed appena 27 in aree semi intensive a causa...

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PESARO - All’ospedale San Salvatore di Pesaro c’è solo un posto letto di terapia intensiva occupato ed appena 27 in aree semi intensive a causa dell’emergenza Coronavirus. Un sospiro di sollievo dopo i lunghi mesi dell’incubo, le eterne settimane dove sembrava che qualcuno avesse spento la luce in fondo al tunnel. Un sospiro di sollievo per il personale sanitario di Marche Nord e soprattutto per la città che in questi mesi ha sempre “tifato” per il proprio nosocomio con striscioni, dimostrazioni d’affetto e soprattutto con tante iniziative benefiche. Un legame tra l’ospedale e la comunità che non è sfuggito agli operatori sanitari e al direttore dell’unità operativa complessa Anestesia e Rianimazione in urgenza Michele Tempesta. 


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«Il giorno più brutto in realtà sono stati due - dice Tempesta - All’inizio quando siamo stati invasi da questi pazienti in condizioni gravi e poi venti giorni dopo quando, tra fine marzo e i primi di aprile, siamo arrivati ad avere 40/42 posti letto di terapia intensiva. Quello è stato il momento più duro. E’ da un po’ invece che per fortuna ci siamo alleggeriti. In terapia intensiva abbiamo un solo posto letto occupato ed anche la situazione nelle aree semi intensive è molto gestibile».
 
Ora medici ed infermieri sono al lavoro per la fase due dell’emergenza sanitaria: quella che prevede un graduale ritorno alla normalità. «Si – conferma Tempesta - stiamo lavorando per il graduale ritorno alla normalità e dare spazio a tutte le patologie, chirurgiche e mediche. La seconda ondata? Temere la temo. Come tutti. Ma se poi ci sarà o meno non lo so. Del resto la riapertura è necessaria. Attendiamo fine maggio/primi di giugno quando potremo avere i primi riscontri sugli effetti delle riaperture considerando il periodo di incubazione del virus. Quello che posso dire è che casi gravi come quelli che ho visto a marzo è un po’ che non li vedo». 


L’enorme lavoro portato dal personale sanitario in questi mesi resterà nel cuore della comunità. «Medici e infermieri sono stati bravissimi – conclude Tempesta - Hanno lavorato benissimo. Ma non siamo eroi o perlomeno parlo del mio caso. Non mi piace questa definizione. Abbiamo lavorato. Molto. E’ stata una situazione di estremo bisogno che certamente nessuno aveva messo in conto ma abbiamo fatto quello che c’è da fare. Marche Nord ha retto in questa drammatica emergenza: ci sono stati momenti in cui siamo arrivati al limite ma siamo sempre stati capaci di aprire altri letti o di arrangiarci con quello che avevamo». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico