Pesaro, meno clienti in bar e ristoranti, la Cna: «Obblighi Covid da rivedere»

Pesaro, meno clienti in bar e ristoranti, la Cna: «Obblighi Covid da rivedere»
PESARO - Il lockdown ha lasciato cicatrici profonde nel settore bar e ristorazione su scala locale. Alcune attività nella cosiddetta Fase 3 non hanno riaperto i battenti;...

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PESARO - Il lockdown ha lasciato cicatrici profonde nel settore bar e ristorazione su scala locale. Alcune attività nella cosiddetta Fase 3 non hanno riaperto i battenti; altre ancora stanno soffrendo per il calo di lavoro (in media dal 30 al 40% in meno), con punte nell’entroterra del 50-60%. 


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Per Cna Agroalimentare di Pesaro e Urbino - che ha già organizzato due webinar per affrontare la fase della ripartenza – «si tratta di un momento difficile per tutto il settore non solo per la particolare contingenza economica ma anche per l’applicazione dei protocolli e, soprattutto, per l’effetto psicologico che il post pandemia ha innescato in parte dell’utenza, soprattutto quella più matura, che ancora fatica a tornare alle vecchie abitudini».
 
Cna Agroalimentare ha voluto fare una fotografia esatta della consistenza del settore alla data del 20 marzo scorso cifre alla mano affidando la ricerca al proprio Centro Studi regionale. In provincia di Pesaro e Urbino sono attive 940 attività di ristorazione con somministrazione diretta con 4.922 addetti. Le attività di ristorazione con solo asporto sono invece 349 con 1.056 addetti. Gli agriturismo sono 80 (esattamente il doppio in media rispetto alle altre province) e denunciano appena 59 addetti. Le gelaterie e pasticcerie sono 163 con 706 addetti. I ristoranti ambulanti 18 con 32 addetti e i catering e banqueting 8. Record di bar e caffetterie (1.127). In provincia di Ancona sono 1.121, 725 ad Ascoli; 479 a Fermo e 801 a Macerata. Gli addetti nel settore bar caffetterie nel Pesarese sono 3.240. In totale il settore bar e ristorazione conta 2.685 attività con oltre 10mila addetti.
I provvedimenti

«Si tratta di una realtà economica importante – commenta Cna Agroalimentare – che produce lavoro, ricchezza, occupazione e che contribuisce in maniera sostanziale anche alla promozione del territorio. E’ per questo che come associazione stiamo cercando di lavorare affinchè questo tipo di attività possano ricevere le misure di ristoro annunciate dalla Regione e perché si possano rivedere anche i protocolli di sicurezza per la categoria cercando di applicare un graduale e responsabile allentamento delle misure attualmente previste». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico