PESARO - Dal 118 di Pesaro, lo scorso 15 marzo, erano stati chiari: «Se vuole lo portiamo in ospedale a fare accertamenti ma se non ha ancora il Coronavirus, di sicuro lo...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE:
Coronavirus, le Marche come Milano: maxi Rianimazione dentro una Fiera
La moglie di Carlo Urbani, il medico della Sars: «La sua lezione utile a tutto il mondo, ma compresa solo a metà»
Avviso salvavita, un modo per essere più realisti del re o solo una maniera per non affollare un pronto soccorso già saturo? «Mio padre ha deciso di restare a casa. Era stazionario, senza febbre ma anche senza forze e respiro. Il medico di base gli ha consigliato i raggi al torace. Mio padre ieri piangeva come un bambino: ricorda le parole del 118, ha paura, non vuole andare in ospedale. Ci dice: voglio morire a casa. Noi siamo sconvolti».
«Il 23 marzo sono stata informata dal Dipartimento di Sanità Pubblica che i tamponi venivano fatti solo ai soggetti conviventi con positivi sintomatici appartenenti a categorie a rischio - spiega la consigliera comunale in forza alla maggioranza, Maria Rosa Conti -. Con i canali istituzionali comprensibilmente sospesi ho espresso le mie perplessità sui canali web più fruibili. Ritengo necessario e opportuno attivare ora un Piano Sanità ad hoc - una commissione consiliare o interrogazione sarebbero tardive - su due fronti: specifica politica di prevenzione al fine di evitare che i soggetti sottoposti a sorveglianza domiciliare con diagnosi presunta (“malati invisibili”), possano far collassare il sistema sanitario ospedaliero e, successivamente, in caso di “presunta” guarigione creare l’ondata di contagio di ritorno. Chi è stato sottoposto a sorveglianza domiciliare in quanto sintomatico, ma senza esecuzione di tampone, ha ricevuto nella maggior parte dei casi una diagnosi a distanza ed è stato anche curato a distanza, con tutte le difficoltà dovute alle condizioni logistiche, socio – culturali, di età e autosufficienza. Ma il vero problema è far cessare il contagio, soprattutto disciplinando accuratamente il sistema della fine del distanziamento sociale per i malati invisibili, allorquando vengono riammessi sul posto di lavoro, senza la certezza di una qualche negatività al virus: di tali casi ne ho contezza personale diretta ed indiretta, perché molte persone sono state male circa un mese fa con tutti i sintomi del Covid19, non hanno avuto tampone, sono stati circa 14 giorni a casa e hanno poi avuto certificato di guarigione».
Asur, per questo, a giorni attiverà un “percorso guariti” per i cittadini asintomatici da 14 giorni «per positivi a seguito di tamponi con priorità al personale sanitario, conviventi sintomatici di soggetti dichiarati positivi ma non sottoposti a tampone e per coloro che hanno manifestato sintomi e che non sono stati testati con tampone». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico