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Dal 25 febbraio, giorno in cui è stato individuato il primo paziente positivo a Vallefoglia, al 2 marzo i medici di base in quarantena nella nostra provincia sono 7 (con più di 10mila assistiti), nel dettaglio 4 a Pesaro, uno a Fano, uno a Mondolfo e uno a Urbino. In quarantena ovviamente anche le loro famiglie. Sono stati tutti contatati dall’Asur e informati che hanno visitato pazienti risultati positivi al coronavirus.
Lo conferma il presidente dell’Ordine provinciale dei medici Paolo Maria Battistini: «Ho inviato questa mattina una informativa al direttore generale dell’Asur Marche, Nadia Storti e al dirigente del Gores per far presente che ai medici di base mancano gli strumenti di protezione e per come stanno andando le cose non è possibile neanche dotarsene personalmente.
Il quadro
«La situazione è in continua evoluzione: fino a sabato mattina i medici di famiglia entrati in contatto con pazienti positivi erano due poi questa mattina (ieri ndr) siamo saliti a 7. Ma non è solo la progressione a preoccupare quanto la situazione che si viene a creare. Facendo un calcolo semplice, a partire dal fatto che i sette medici sono tutti massimalisti (cioè hanno circa 1.500 pazienti a testa), significa che in provincia ci sono all’incirca 10mila pazienti senza medico di riferimento».
A questi numeri vanno aggiunti quelli dei pazienti pediatrici?
«Certo perchè per i pediatri la situazione non si discosta da quella dei medici di base».
Le FAQ
Non è possibile sostituirli?
«La verità è che non è affatto semplice. Abbiamo un’endemica mancanza di medici in tutto il Paese e si figuri con che spirito, in tali condizioni, si accetta un’offerta a rischio come questa. Non si può perdere tempo, è necessario arrivino i dispositivi di protezione a partire da mascherine efficaci e funzionali. Se non siamo in grado di farlo abbandoniamo i medici di base al facile contagio».
Perché ai medici di famiglia in quarantena non viene fatto il tampone orofaringeo?
«Perché al momento sono tutti pazienti asintomatici e abbiamo sperimentato sul campo che l’esito dell’esame effettuato su pazienti in quelle condizioni è falsato. Aumenta la probabilità di falsi positivi e comunque i risultati non sarebbero certi».
Qual è il rischio che la vicenda finisca fuori controllo?
«Significherebbe che il sistema sanitario va a rotoli. Non possiamo permetterlo». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico