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PESARO - Il Ristoro Caritas Pesaro di via del Teatro si è trasformato per un giorno in un punto vaccinale: ed è stato davvero un giorno speciale. Ieri infatti non sono stati distribuiti solo pasti caldi accompagnati da un sorriso dei volontari che quotidianamente accolgono persone in momentaneo stato di disagio, ma preziose dosi di vaccino destinate a persone senza fissa dimora che vivono stabilmente nel territorio pesarese. Un gesto importante e rappresentativo del solido connubio tra Caritas e Asur, e ulteriore tassello dell’impegno speso da queste istituzioni a fianco degli “ultimi”.
Fin dall’inizio della pandemia la Caritas Diocesana di Pesaro si è adoperata per tutelare la salute delle persone socialmente fragili della città, con l’aiuto di Asur che ha fornito un buon numero di tamponi antigenici che consentissero di monitorare e prevenire il contagio; la vaccinazione di ieri rappresenta un punto saliente per una tutela sanitaria rivolta a tutti, anche ai più fragili.
La possibilità
«Dare la possibilità di vaccinarsi significa in primo luogo preservare la dignità di ogni singola persona, e rendere il diritto alla salute una realtà concreta e soprattutto universale» commenta Andrea Mancini, Coordinatore di Caritas Pesaro. «Hanno ricevuto il vaccino - prosegue - 38 persone senza fissa dimora, la maggior parte delle quali sotto i 50 anni: alcune sono ospiti dei centri di accoglienza pesaresi, tra cui Casa Tabanelli, che al momento sta ospitando nove persone.
Anamnesi scrupolosa
«Molti - ha proseguito la dirigente sanitaria - avrebbero preferito ricevere Johnson, poiché è sufficiente una sola inoculazione: ma ci atteniamo strettamente ai range di età indicati conducendo una scrupolosa anamnesi dei soggetti che si sono presentati. Speriamo che tutti piuttosto si presentino al secondo richiamo, fra 35 giorni, ma comunque è già abbstanza importante che intanto abbiano ricevuto una prima dose». «E’ stata una giornata speciale per noi - ha concluso Emilio Pietrelli, presidente di Caritas Pesaro - vaccinare le persone socialmente fragili è un passo decisivo perché ci permette di avvicinarci ancora di più al vero obiettivo della Caritas: fare comunità, andare oltre al concetto di altri per costruire finalmente la nozione di “noi”».
Le difficoltà
Prosegue poi Pietrelli: «In questi ultimi mesi, pur nelle immense difficoltà provocate dalla pandemia, abbiamo potuto assistere a tanti episodi di coesione, solidarietà, ricevendo tanto sostegno da parte della cittadinanza, e questi ci porta a continuare sempre a incrementare i nostri progetti, a ”far bene il bene”, per dimostrare che la fiducia dimostrataci è ben riposta: ma soprattutto vorrei tenere vivo il messaggio che ognuno di noi, nel suo piccolo, può compiere qualcosa per attuare la trasformazione da “altro” a “noi”, ricordandoci che se siamo “servi” lo siamo solo per amore».
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Corriere Adriatico