PESARO - Il Ristoro Caritas Pesaro di via del Teatro si è trasformato per un giorno in un punto vaccinale: ed è stato davvero un giorno speciale. Ieri infatti non sono stati distribuiti solo pasti caldi accompagnati da un sorriso dei volontari che quotidianamente accolgono persone in momentaneo stato di disagio, ma preziose dosi di vaccino destinate a persone senza fissa dimora che vivono stabilmente nel territorio pesarese. Un gesto importante e rappresentativo del solido connubio tra Caritas e Asur, e ulteriore tassello dell’impegno speso da queste istituzioni a fianco degli “ultimi”.
Fin dall’inizio della pandemia la Caritas Diocesana di Pesaro si è adoperata per tutelare la salute delle persone socialmente fragili della città, con l’aiuto di Asur che ha fornito un buon numero di tamponi antigenici che consentissero di monitorare e prevenire il contagio; la vaccinazione di ieri rappresenta un punto saliente per una tutela sanitaria rivolta a tutti, anche ai più fragili.
La possibilità
«Dare la possibilità di vaccinarsi significa in primo luogo preservare la dignità di ogni singola persona, e rendere il diritto alla salute una realtà concreta e soprattutto universale» commenta Andrea Mancini, Coordinatore di Caritas Pesaro. «Hanno ricevuto il vaccino - prosegue - 38 persone senza fissa dimora, la maggior parte delle quali sotto i 50 anni: alcune sono ospiti dei centri di accoglienza pesaresi, tra cui Casa Tabanelli, che al momento sta ospitando nove persone. Quello di ieri è stato un giorno significativo anche da questo punto di vista: vaccinare gli ospiti delle strutture significa che presto finalmente potremo finalmente incrementarne la capienza notturna e offrire più alloggi: a causa delle limitazioni imposte dal Covid al momento siamo costretti ad accogliere ospiti per un 50% dell’effettiva capienza». «Abbiamo avuto disposizione sia dosi di Johnson che di Pfizer» ha spiegato la dottoressa Elisabetta Esposto, responsabile del Distretto sanitario di Pesaro per l’Area Vasta 1, impegnata assieme ai suoi collaboratori e al dottor Roberto Drago nell’organizzazione del punto vaccinale e che ha poi fatto il punto sulla situazione.
Anamnesi scrupolosa
«Molti - ha proseguito la dirigente sanitaria - avrebbero preferito ricevere Johnson, poiché è sufficiente una sola inoculazione: ma ci atteniamo strettamente ai range di età indicati conducendo una scrupolosa anamnesi dei soggetti che si sono presentati.
Le difficoltà
Prosegue poi Pietrelli: «In questi ultimi mesi, pur nelle immense difficoltà provocate dalla pandemia, abbiamo potuto assistere a tanti episodi di coesione, solidarietà, ricevendo tanto sostegno da parte della cittadinanza, e questi ci porta a continuare sempre a incrementare i nostri progetti, a ”far bene il bene”, per dimostrare che la fiducia dimostrataci è ben riposta: ma soprattutto vorrei tenere vivo il messaggio che ognuno di noi, nel suo piccolo, può compiere qualcosa per attuare la trasformazione da “altro” a “noi”, ricordandoci che se siamo “servi” lo siamo solo per amore».