«Pronti a bloccare l’accesso all’Eremo di Carpegna, la diocesi da 5 anni ci ha dimenticato». Lavori congelati, salta la festa del 20 agosto?

Il santuario dell'Remo di Carpegna
CARPEGNA Le migliaia di pellegrini che, ogni anno, la terza domenica del mese di agosto, onorano con la "Camminata del Risveglio” la Beata Vergine del...

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CARPEGNA Le migliaia di pellegrini che, ogni anno, la terza domenica del mese di agosto, onorano con la "Camminata del Risveglio” la Beata Vergine del Faggio potrebbero questa volta trovare chiusa la strada che porta all’Eremo di Carpegna. Ad alzare le barricate sono i cittadini della frazione di Monteboaggine che tappezzando di manifesti il viale di accesso alla struttura vogliono ricordare alla Diocesi di San Marino – Montefeltro, proprietaria dell’area, quanto sia impellente accelerare i tempi della ristrutturazione del Rifugio.  

Considerando che Monteboaggine comprende gli abitati di Calvillano, Ville, Cisterna, Capraia, Case Nanni, Serra Nanni, Ponte Conca, Cacciamarra, la protesta porta la firma di oltre la metà degli abitanti di Montecopiolo. Cittadini che a suon di manifesti si mobilitano in difesa del loro futuro strettamente legato all'indotto turistico e quindi economico che  il rifugio  garantisce con le sue aperture sia estive che invernali. 

Il rifugio


«Questo rifugio - interviene Veruschka Cangiari del Bar La Fontana a Calvillano – non è la solita struttura ma l’asso di briscola del nostro comprensorio e anche del Parco del Sasso Simone e Simoncello. Anzi, il fulcro della nostra economia. Perché, se lavora il rifugio, lavora tutta la vallata. Bar, ristoranti, alberghi, seconde case». Veruschka che ha la peculiarità nel suo locale di proporre piadine fresche, una sua ricetta di famiglia, racconta che da quando il rifugio è chiuso, ossia la bellezza di  5 anni, si è registrato un drastico calo di presenze. «Dai ciclisti agli amanti del trekking - elenca – dalle famiglie a chi lo vedeva come tappa panoramica. Senza un punto di appoggio - incalza - senza i servizi di base, il luogo ha perso attrattività e con lui il comprensorio punto di arrivo della vallata». Da una prima stima, nei giorni di bel tempo, il comprensorio, ad una quarantina di chilometri delle spiagge della Romagna e del Pesarese, perde non meno di mille escursionisti ogni fine settimana. La chiusura del rifugio impedisce di sfruttare tutte le potenzialità del turismo naturalistico, sportivo e plein air.

L'inverno


Ma il peggio è d’inverno. Alberto Brandi, presidente dell’associazione che gestisce l’impianto sciistico dell’Eremo parte dai numeri. «Con le 104 seggiovie abbiamo la capacità di portare in quota 1.800 persone all’ora, il che fa che gli impianti movimentano 18mila sciatori al giorno. Senza il rifugio il nostro resort perde il suo fascino per gli sciatori e per i Slonscoloro che amano la neve ma non vogliono sciare. Per poter aprire gli impianti in tempo il prossimo inverno dobbiamo fare le manutenzioni delle fune e delle strutture, fare i collaudi e ottenere tutte le autorizzazioni. Con gli impianti funzionanti, si riattiva tutta la macchina dell’accoglienza e dell’ospitalità lungo il percorso degli sciatori. Ma senza il rifugio, è difficile che si riesca ad investire perché temiamo di non attrarre i turisti e gli sportivi. Prima - conclude - era una questione di permessi. Adesso sappiamo che la Diocesi li ha ottenuti e può procedere. Con la protesta, siamo in tanti a chiedere che si attivi». E anche determinati a non mollare. 
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Corriere Adriatico