OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
FANO - Un ruolo attivo nel processo di gestazione del Piano sociale d’Ambito implica anche contribuire ad individuarne le priorità. Per la Caritas diocesana, secondo il direttore Ettore Fusaro, nessun dubbio che ai primissimi posti vadano messe «le persone senza fissa dimora» che stando al censimento 2021 sarebbero «poco meno di un centinaio soltanto a Fano».
I filoni di intervento
Le azioni che si vogliono mettere in campo per andare incontro alle esigenze di individui «che vivono in condizioni di marginalità estrema» vengono distinte in quattro filoni.
Non si può non cominciare da quella orientata «ad adeguare a norma di legge e mettere a disposizione strutture di accoglienza temporanea», ma parallelamente si deve anche «rafforzare la tutela sanitaria dei senza fissa dimora in collegamento con le altre Caritas della provincia».
Coinvolti tutti gli interlocutori
Per la Caritas la platea di interlocutori con cui affrontare un tema che rischia di diventare sempre più generale non può conoscere steccati. Di qui l’invito esteso a «territorio e sue componenti sociali ad attivarsi per la costruzione di un progetto partecipato che preveda la realizzazione di interventi di contrasto alla povertà generata dalla crisi pandemica».
L'analisi di Cristina Tonelli
Quella è non sempre, ma spesso, madre di un fenomeno che per la Caritas è stato lucidamente fotografato dallo scrittrice fanese Cristina Tonelli, convinta che «i senzatetto» rappresentino «uno dei fallimenti più gravi e lampanti delle società moderne». Uno dei punti chiave resta la fatica a comprendere che «una caduta nella vita che si rivela un domino di perdite, sino ad arrivare a stringere il nulla tra le mani» in realtà «può capitare a tutti». Dietro queste persone la Tonelli legge storie di cui fanno parte «malattie, licenziamenti, divorzi» che spesso finiscono per originare un intreccio diabolico, aprendo «voragini mentali ed economiche».
L’altro errore segnalato dall’autrice di “Sirena senza coda» è credere che «il profilo dei senzatetto sia omogeneo», così come emergerebbe un’incapacità diffusa nel cogliere in queste persone «dignità, umiltà e piena coscienza del sé». Persone di frequente «restie ad accettare aiuti» e questo «per orgoglio», ma che non lesinano gratitudine «anche solo per qualche moneta» e la cui ricchezza d’animo si esplicita nell’amore «per i loro animali» e la dedizione mostrata «nel proteggerli da tutto».
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico