FANO - Un ruolo attivo nel processo di gestazione del Piano sociale d’Ambito implica anche contribuire ad individuarne le priorità. Per la Caritas diocesana, secondo il direttore Ettore Fusaro, nessun dubbio che ai primissimi posti vadano messe «le persone senza fissa dimora» che stando al censimento 2021 sarebbero «poco meno di un centinaio soltanto a Fano».
I filoni di intervento
Le azioni che si vogliono mettere in campo per andare incontro alle esigenze di individui «che vivono in condizioni di marginalità estrema» vengono distinte in quattro filoni.
Non si può non cominciare da quella orientata «ad adeguare a norma di legge e mettere a disposizione strutture di accoglienza temporanea», ma parallelamente si deve anche «rafforzare la tutela sanitaria dei senza fissa dimora in collegamento con le altre Caritas della provincia». Il versante che riguarda «potenziamento e integrazione dello sportello digitale per far fronte alle esigenze di tutti coloro che non sono in grado di attivare Spid ed altri servizi» è stato già indicato dalla Caritas su scala più larga, mentre diventa quasi fisiologico aprire un confronto con le amministrazioni per «sensibilizzarle sul diritto alla residenza per i senza fissa dimora», dando corpo «ai conseguenti servizi».
Coinvolti tutti gli interlocutori
Per la Caritas la platea di interlocutori con cui affrontare un tema che rischia di diventare sempre più generale non può conoscere steccati. Di qui l’invito esteso a «territorio e sue componenti sociali ad attivarsi per la costruzione di un progetto partecipato che preveda la realizzazione di interventi di contrasto alla povertà generata dalla crisi pandemica».
L'analisi di Cristina Tonelli
Quella è non sempre, ma spesso, madre di un fenomeno che per la Caritas è stato lucidamente fotografato dallo scrittrice fanese Cristina Tonelli, convinta che «i senzatetto» rappresentino «uno dei fallimenti più gravi e lampanti delle società moderne».
L’altro errore segnalato dall’autrice di “Sirena senza coda» è credere che «il profilo dei senzatetto sia omogeneo», così come emergerebbe un’incapacità diffusa nel cogliere in queste persone «dignità, umiltà e piena coscienza del sé». Persone di frequente «restie ad accettare aiuti» e questo «per orgoglio», ma che non lesinano gratitudine «anche solo per qualche moneta» e la cui ricchezza d’animo si esplicita nell’amore «per i loro animali» e la dedizione mostrata «nel proteggerli da tutto».
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