Caporalato nel volantinaggio a Pesaro, immigrati spiati con le telecamere e stipendio da fame: 43enne patteggia 2 anni

Caporalato nel volantinaggio a Pesaro, immigrati spiati con le telecamere e stipendio da fame: 43enne patteggia 2 anni
PESARO Caporalato nel mondo del volantinaggio, con stipendio da fame e le telecamere per spiare i dipendenti. Ieri la sentenza per un 43enne pakistano che ha patteggiato due anni....

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

PESARO Caporalato nel mondo del volantinaggio, con stipendio da fame e le telecamere per spiare i dipendenti. Ieri la sentenza per un 43enne pakistano che ha patteggiato due anni. L’uomo, socio di una ditta di distribuzione di materiale pubblicitario era accusato di aver approfittato dello stato di bisogno di connazionali e altri extracomunitari, ma anche della loro necessità di lavorare per ottenere il permesso di soggiorno per costringerli a turni massacranti. Secondo l’accusa li avrebbe ospitati in alloggi fatiscenti e degradanti, come accertato dal reparto del Nil dei carabinieri, il nucleo ispettorato del lavoro, che oltre tre anni fa ha aperto l’inchiesta.

 


La ricostruzione


In pratica gli avrebbe subaffittato degli spazi con condizioni igienico sanitarie precarie. Avrebbe imposto turni massacranti, anche di 11 o 12 ore con uscita alle 6 di mattino e rientro anche alle 19 o 20 di sera per otto lavoratori. La paga sarebbe stata di 25/30 euro al giorno, retribuzioni inferiori a quelle minime necessarie per garantire una vita dignitosa. In pratica erano pagati 2 euro all’ora. Per loro lo stipendio sarebbe stato di 900 euro al mese, cifra da cui il datore avrebbe tolto 170 euro per l’affitto dell’alloggio. Le stesse modalità e le stesse accuse vengono mosse anche da altri venti lavoratori “sfruttati” per la loro necessità di guadagnare per la sopravvivenza e per non essere cacciati dall’Italia. Non è tutto, perché l’uomo è accusato anche di un’altra violazione: ovvero l’aver installato telecamere nel luogo di lavoro con cui controllava da remoto se i turni venivano svolti con rigore. Motivo per cui gli viene contestata anche la violazione della normativa sulla privacy e la protezione dei dati personali. 


Le contestazioni


Il Nil ha contestato anche l’assenza di misure relative all’antinfortunistica e soprattutto l’impiego della manodopera in nero, eludendo quindi le tasse. Da ultimo il 43enne pakistano doveva rispondere anche del reato per l’occupazione di lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno. Ieri, assistito dall’avvocatessa Elisabetta Valentini e Antonella Antoniello ha patteggiato 2 anni con pena sospesa. 
  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico