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FANO Accusato di maltrattamenti verso i suoi alunni, ieri la sentenza. A processo, davanti al giudice monocratico, Enrico Cinelli, 51enne fanese, docente al Liceo Scientifico Torelli, per un caso che riguarda 9 ragazzini presunte vittime di vessazioni da parte del professore. Fin dal primo giorno avrebbe minacciato bocciature e avrebbe fatto copiare i compiti più volte per migliorare l’aspetto calligrafico, considerato un vero pallino del prof.
Gli addebiti
Due alunni della sua classe avevano cambiato scuola, altri sezione per evitare quel docente.
Qualcuno, secondo il docente, non sarebbe stato adatto a quel liceo e sarebbe dovuto andare a fare il parrucchiere. All’epoca la dirigenza dell’istituto aveva emanato tre provvedimenti di sospensione nei suoi confronti per 18 giorni. Il docente è ricorso al giudice del lavoro che aveva annullato i provvedimenti per dei vizi di forma. Poi difeso dall’avvocatessa Alessandra Angeletti, si è dimesso dall’insegnamento e ha sempre negato gli addebiti. «Non ho mai offeso gli alunni, né ho mai avuto comportamenti denigranti, né dato voti sulla forma, né minacciavo di bocciare. Anzi incoraggiavo i ragazzi» ha detto in aula durante il suo esame. Quanto ai ragazzi che cambiavano scuola, Cinelli ha parlato di «fenomeni che capitano anche ora che non ci sono. Erano alunni con svariate insufficienze». Ha sottolineato di «svolgere le lezioni a porte aperte, perché non avevo nulla da nascondere». Nel 2020 erano state raccolte 250 firme di solidarietà da altri docenti e alunni, pronti a sostenere la bontà dei metodi del docente sottolineando «l'impegno, la dedizione, la serietà e la professionalità con i quali il nostro collega affronta ogni giorno il suo lavoro nel nostro istituto».
La difesa
Cosa riportata in aula anche da alcuni ex allievi, testimoni della difesa, pronti a dire che grazie alle sue lezioni si sono trovati benissimo all’università. Una delle nove ragazzine si è costituita parte civile tramite l’avvocatessa Cristiana Cicerchia. Il pubblico ministero ha chiesto 2 anni e 1 mese di reclusione. Il giudice ha riqualificato il reato in abuso di mezzi di correzione condannando l’imputato a 1 mese e 15 giorni oltre al risarcimento del danno per la parte civile a 2.400 euro.
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Corriere Adriatico