«Sono viva per miracolo»

«Sono viva per miracolo»
LE TESTIMONIANZE CAMERINO Il racconto choc di Laura: «Sono una miracolata, il campanile crollato ha distrutto la mia camera: se fosse successo di notte non sarei qui». ...

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LE TESTIMONIANZE CAMERINO Il racconto choc di Laura: «Sono una miracolata, il campanile crollato ha distrutto la mia camera: se fosse successo di notte non sarei qui».

La storia
A 22 anni la studentessa di Civitanova Laura Paparini è una superstite. Le immagini del crollo del campanile della chiesa di Santa Maria in Via sono diventate il simbolo del sisma che ha squarciato Camerino.
Per lei quell'edificio sventrato dalle scosse di magnitudo 5.4 e 5.9, era un rifugio dove tornare dopo le lezioni all'università: «E' rimasta solo una finestra, dentro casa ho lasciato libri, vestiti e il cellulare».
Alle 19.10 Laura era sola nel suo appartamento: «Al piano di sotto c'era un'altra ragazza- spiega- siamo uscite di corsa, abbiamo preso l'auto per andare fuori dal centro. Eravamo preoccupate per le altre ragazze, alcune erano già fuori Camerino, altre in piazza. Poi siamo rientrate al volo per recuperare felpe, borse e un telefono». E prosegue: «Il tempo di prendere un pezzo di pizza , ci siamo fermate in un parcheggio. Lì abbiamo avvertito la seconda scossa, ancora più forte: non sapevamo che fare, la gente urlava e correva. L'auto ha cominciato a oscillare, la corrente è saltata. Al telefono qualcuno ci ha detto La vostra casa è crollata. Viste le foto abbiamo realizzato la situazione. La notte l'ho passata a Civitanova. Il terrore lo porto dentro: per recuperare gli oggetti ci sarà tempo».
Una lunga notte
Quella di mercoledì è stata una lunga notte anche per migliaia di studenti, che dopo essere scesi in piazza in preda al panico, al buio, sotto la pioggia, con i pullman hanno raggiunto i dormitori allestiti nella sede Contram a Le Calvie. Una notte di angoscia. C'è chi è rimasto nel parcheggio perché non ha trovato una brandina, chi ha lasciato in casa i documenti, chi è uscito senza contanti. Si sono mescolate le paure di tanti sfollati. La mattina seguente, gli occhi disorientati, le valige trascinate, in mano un panino preso al bar. «Abbiamo lasciato il gas acceso- racconta Serena Scibè, 19 enne fermana- non sappiamo le condizioni della nostra casa, è in centro. Ho dormito in auto». «Dopo le 21.20- dice una studentessa Unicam di 30 anni- quando c'è stata la seconda scossa mi sono riparata sotto il muro portante. La porta si è mossa e poi è rimasta bloccata. Ero intrappolata, ho visto cadere intonaco e calcinacci. Le mie urla hanno attirato un vicino che mi è venuto a salvare». A Le Calvie ieri si è fermata anche una mamma di tre bambini, Elisabetta Formentelli: «I bambini urlavano, così siamo usciti in pigiama e abbiamo passato la notte in auto. La mia casa è inagibile, dormirò nella brandina».

Alessandra Bruno
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Corriere Adriatico