Scacco alla banda dei ladri d'auto: 36 furti in 5 mesi, quattro arresti

Scacco alla banda dei ladri d'auto: 36 furti in 5 mesi, quattro arresti
L'INDAGINEMACERATA «Bisogna andare in serata in pizzeria». Dopo l'invito, in tre o quattro si ritrovavano, ma invece di andare all'incontro conviviale partivano verso nord per...

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L'INDAGINE
MACERATA «Bisogna andare in serata in pizzeria». Dopo l'invito, in tre o quattro si ritrovavano, ma invece di andare all'incontro conviviale partivano verso nord per fare razzia di auto.

In cinque mesi i carabinieri ne hanno contate 36 rubate tra Marche, Abruzzo ed Emilia Romagna, di cui nove solo a Macerata. Ma da ieri mattina i raid sono finiti. Quattro foggiani, tre italiani e un romeno che vivono tra Cerignola e San Ferdinando di Puglia, dall'alba di ieri sono agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
Il blitz
L'operazione che ha condotto all'individuazione e alla cattura dei pugliesi, tra l'altro tutti giovani - di 21, 25, 30 e 36 anni -, è stata denominata dai carabinieri del comando provinciale guidato dal colonnello Michele Roberti, Radiator Springs, dal film della Disney Cars perché in quell'area geografica, come ha spiegato il comandante provinciale «una grossa fetta dell'economia sommersa gira attorno al mercato del furto di auto». L'indagine è partita a maggio scorso quando a Macerata vennero denunciati i primi furti di autovetture (Audi, Volkswagen, Seat, ecc.), poi proseguita su tutta la dorsale dell'A14.
Nell'immediatezza venne analizzato il traffico telefonico, poi i militari hanno iniziato a studiare il modus operandi adottato dai ladri e ad esaminare i numerosi filmati acquisiti dalle videoriprese di sorveglianza sia di Macerata che di altri comuni della provincia.
Il passo falso
È bastato un passo falso dei malviventi a portare gli inquirenti sulle loro tracce. Quello che successivamente i carabinieri avrebbero accertato è che la banda accendeva i cellulari (utilizzati ad hoc per compiere i furti) per accordarsi su tempi e luoghi di ritrovo, poi li spegnevano per riaccenderli solo a colpo ultimato, al momento del ritorno a Cerignola per comunicare tra di loro l'eventuale presenza di pattuglie o posti di blocco. Poi i telefoni venivano spenti fino al colpo successivo. Un giorno però un componente della banda ha commesso un errore: ha acceso il cellulare troppo presto. Da lì i militari hanno iniziato a intercettarlo arrivando, uno dopo l'altro, agli altri cellulari contattati. In cinque mesi sono stati analizzati e sviluppati più di due milioni di contatti telefonici dal militare specializzato del Nucleo investigativo, l'appuntato scelto Vincenzo Ierardi, che dopo aver acquisito il traffico telefonico transitato su tutte le celle di copertura dei luoghi dove sono stati consumati i furti, è riuscito a localizzare tutte le utenze in uso ai quattro foggiani e a ricostruire tutti gli spostamenti e i movimenti del gruppo. Ma non solo.
L'auto pulita
Il secondo passo falso lo hanno fatto con l'auto pulita utilizzata per raggiungere i comuni dove compiere i furti, una Fiat Panda. Dopo il colpo uno di loro andava avanti con la Panda facendo da staffetta e avvisando i complici dell'eventuale presenza di forze dell'ordine e gli altri lo seguivano a distanza di qualche centinaio di metri. Quella Fiat Panda, però, spuntava in molte riprese delle telecamere poste vicino ai luoghi dove erano stati compiuti i furti. Troppe coincidenze per essere casuali.
Il ritrovamento

Il 30 luglio scorso, infine, sul letto del torrente Carapelle a Cerignola, fu trovato un cimitero di auto letteralmente cannibalizzate e abbandonate, tra queste ce n'erano alcune rubate nelle Marche. Il terzo passo falso lo ha commesso uno dei quattro: ha lasciato un'impronta su un'auto che non erano riusciti ad aprire. Alla fine i militari del Reparto operativo guidato dal tenente colonnello Walter Fava e i colleghi della Sezione operativa del Norm guidata dal tenente Massimiliano D'Antonio, coordinati dal pm Rita Barbieri, sono risaliti ai quattro foggiani ritenuti essere gli autori di 36 furti di auto (il primo è del 27 febbraio a Civitanova), con un guadagno illecito di circa 500.000 euro. Poi, su richiesta del procuratore Giovanni Giorgio e del sostituto, il gip Claudio Bonifazi ha emesso 4 ordinanze di custodia cautelare eseguite ieri mattina da una trentina di militari.
Benedetta Lombo
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Corriere Adriatico