QUESTO È IL SECONDO PROVVEDIMENTO DURO DOPO IL LOCKDOWN

QUESTO È IL SECONDO PROVVEDIMENTO DURO DOPO IL LOCKDOWN
LE MISURE ANCONA Due settimane in arancione sono lunghe da trascorrere, specialmente se - come appare dai dati sui contagi - la curva Covid nelle Marche sembra si stia abbassando...

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LE MISURE
ANCONA Due settimane in arancione sono lunghe da trascorrere, specialmente se - come appare dai dati sui contagi - la curva Covid nelle Marche sembra si stia abbassando in maniera consistente. Un colpo pesante all'economia già duramente provata, prima dal lockdown, quindi da ventuno giorni color arancio tra il 15 e il 5 dicembre scorso, poi dal giro dell'oca del decreto Natale. Un colpo che il presidente Acquaroli vorrebbe tentare di alleggerire, tentando la carta dell'appello al governo in crisi: «Abbiamo tutti i numeri per tornare in giallo», sarebbe pronto a dire il governatore marchigiano. «Cambiateci il colore già da lunedì».

La strategia
È questa l'idea che sta maturando Acquaroli nelle ultime ore che precedono la riapertura delle scuole superiori, anticipata pure questa di una settimana rispetto all'ordinanza che aveva firmato il 5 gennaio, in vigore fino al 31. Ma allora i motivi per non riaprire c'erano tutti: i positivi che non accennavano a diminuire, i reparti ospedalieri con una media alta di pazienti affetti da Coronavirus e le terapie intensive che si riempivano a picchi alternati. Insomma, la situazione era preoccupante e la giunta regionale ha deciso di mantenere un atteggiamento difensivo rispetto all'aggressività del virus. Adesso però le cose stanno cambiando e la mappa dei contagi si sta modificando in maniera sensibile: vale la pena agire di conseguenza.
Le decisioni
Come? Intanto riaprendo le scuole superiori e poi, percentuali attuali alla mano, chiedere il rientro anticipato in zona gialla. «Siamo penalizzati da numeri che si riferiscono a settimane precedenti», ha avuto modo di sostenere il governatore quando le Marche entrarono nella prima zona arancione della loro vita stravolta dal Coronavirus. E in sostanza potrebbe ripeterlo anche questa volta, per perorare la causa di una regione che ha tutti i numeri per stare in zona gialla e vedere riaprire bar e ristoranti, compresi i confini da un Comune all'altro. «Il commercio è a pezzi», avrebbe confidato Acquaroli, ma la realtà è sotto gli occhi di tutti e il decreto Natale che alzava e abbassava le saracinesche a singhiozzo non ha fatto altro che aggravare una situazione ai limiti della sopportazione.
L'imperativo
Tornare gialli prima possibile, dunque. è l'obiettivo a brevissimo termine della Regione che teme di dovere subire la zona arancione più delle due settimane già messe in conto. Un po' come è accaduto a dicembre quando la permanenza nell'area intermedia si è prolungata a causa delle regole arzigogolate anticovid. E cioè: le due settimane in arancione non dovevano essere calcolate dal giorno della firma dell'ordinanza ma da quando si è registrato il primo risultato positivo. Così, alla fine, le Marche si sono godute solamente otto giorni in giallo dall'inizio dell'anno: pochi, pochissimi, rispetto all'urgenza di rimettere in piedi un settore fortemente penalizzato dai provvedimenti governativi, nonostante i ristori che solo in parte sono riusciti a compensare le perdite causate dalla chiusura forzata. La mossa di Acquaroli, probabilmente, sarà un buco nell'acqua, visto anche il risultato zero ottenuto da regioni che già in precedenza hanno contestato il colore assegnatogli. Ma qui bastano un paio di indicatori fuori norma per insospettire gli esperti e relegare la regione all'arancione molto più delle già annunciate due settimane. Un rischio che il presidente ha già messo in conto e che teme fortemente.
La scelta

Per questo per Acquaroli diventa fondamentale giocare d'anticipo, mostrando i dati in miglioramento, puntando su un contagio che può essere considerato sotto stretta osservazione con lo screening di massa, i test per docenti e studenti e il numero di tamponi giornalieri che sfiora i settemila. «Fateci tornare gialli, il commercio è a pezzi». Chissà se a Roma il governo avrà tempo e modo di ascoltare le Marche.
Maria Teresa Bianciardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere Adriatico