Il calvario dei malati di tumore Mezza giornata per una terapia

Il calvario dei malati di tumore Mezza giornata per una terapia
LA SANITÀFERMO Un anno e mezzo per una cataratta. Da tanto aspetta, invano, un paziente oncologico del Fermano. Come lui, in lista d'attesa, ce ne sono tantissimi. Di tutte le...

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LA SANITÀ
FERMO Un anno e mezzo per una cataratta. Da tanto aspetta, invano, un paziente oncologico del Fermano. Come lui, in lista d'attesa, ce ne sono tantissimi. Di tutte le branche mediche. Sono i differiti: i malati meno gravi messi in stand-by all'ospedale Murri, che ha ridotto di nuovo le prestazioni. A farne le spese i pazienti «che possono aspettare». «Quelli degli interventi non salva-vita», li chiama l'Anvolt. È l'Associazione nazionale volontari lotta contro i tumori a sollevare il caso del paziente che deve fare la cataratta.

I ritardi
Quello che ogni tanto telefona per sapere se qualcosa s'è mosso e che, puntualmente, riattacca deluso. Non nascondono il problema dal Murri. Fonti ospedaliere parlano di «un ritardo dovuto alla riduzione delle sedute operatorie, passate dalle quattro cinque al giorno di prima alle due attuali, che va a discapito delle patologie no-Covid». Per fare spazio ai pazienti positivi, l'unico ospedale del Fermano ha ridotto gli interventi, garantendo quelli urgenti e posticipando gli altri. Il problema è che, a forza di posticipare, le liste, già lunghe, s'allungano ancora di più.
Le priorità
Le priorità le stabilisce, settimana per settimana, la Direzione medico ospedaliera sulla base delle liste d'attesa e delle gravità fornite dai vari reparti. È la Dmo, quindi, a decidere chi deve essere operato prima e chi può aspettare. E questo vale per tutte le specialità mediche che si contendono le due sedute operatorie giornaliere. Quanto ai tempi d'attesa l'ospedale è meno pessimista. Nel senso che parla di due tre mesi per gli interventi differibili, quelli meno urgenti. Ma le voci dei cittadini dicono altro. E il quadro quasi idilliaco dipinto ieri dal primario di Oculistica, Carlo Sprovieri, tra tecnologie all'avanguardia e interventi di ultima generazione, ha scatenato sui social l'ira di chi continua ad aspettare, anche da due anni, dice, che il telefono squilli, sempre per una cataratta. Problemi anche per i malati oncologici. Ma non al Murri, dove la riduzione delle prestazioni non ha toccato le sedute di chemioterapia, che proseguono regolarmente.
La radioterapia
La questione si inceppa dopo. Quando i pazienti fermani che devono fare le radioterapie devono arrivare fino ad Ascoli. È ancora l'Anvolt a denunciare il disagio. Visto che al Murri non le radioterapie non si fanno, fino allo scorso autunno, i pazienti fermani venivano mandati a Macerata. Poi, è successo che «uno dei due macchinari s'è rotto, hanno provato ad aggiustarlo senza riuscirci e non ci sono i soldi per comprarne un altro». Così, i pazienti fermani sono stati dirottati su Ascoli, dove confluisce anche una parte di quelli di Macerata. Ora, spiega l'Anvolt, «il problema non è il servizio, che funziona», né l'ospedale che regge, ma il viaggio: quella «mezza giornata tra avanti e indietro per quindici minuti di seduta, anche per trenta giorni di fila, con le code in autostrada nelle condizioni che sappiamo».
I contagi

Continua, intanto, a salire la curva dei contagi. 783 i nuovi casi registrati ieri nel Fermano. Cifra che tiene conto anche dei tamponi rapidi fatti in farmacia e nei laboratori analisi, fino a qualche giorno fa non conteggiati. A un passo dalla saturazione il Murri, dove i pazienti positivi in terapia intensiva, ieri, erano cinque, su sei posti disponibili. Pieno il reparto di Malattie infettive, con tutti i trenta letti occupati. Non s'allenta neppure la pressione sul Pronto soccorso, dove i pazienti Covid in attesa di essere ricoverati, ieri, erano undici.
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere Adriatico