«È un simbolo di un partito» Deve togliere la protezione

«È un simbolo di un partito» Deve togliere la protezione
PORTO RECANATI «Non volevano farmi votare perché indossavo una mascherina nera». Succede anche questo, al tempo del Covid. Ora l'avvocatessa anconetana Sara Bazzani vuole...

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PORTO RECANATI «Non volevano farmi votare perché indossavo una mascherina nera». Succede anche questo, al tempo del Covid. Ora l'avvocatessa anconetana Sara Bazzani vuole andare fino in fondo: sarà vero, come le hanno spiegato nel seggio, che una circolare vieta l'accesso alle cabine elettorali con dispositivi di protezione rossi, neri e con il tricolore? «Studierò le normative, sono pronta a sporgere denuncia» protesta la professionista che ieri mattina si è presentata nel seggio di Porto Recanati - città in cui risiede - e si è vista costretta a sostituire la mascherina. «È di pizzo nero, l'ho acquistata in un negozio d'abbigliamento e l'ho messa perché faceva pendant con la tuta da ginnastica che indossavo - racconta -. Come sono entrata, un volontario della Protezione civile mi ha fermato, sostenendo che non potevo votare con quella. Poi sono arrivati i carabinieri, anche loro mi hanno invitato a sostituirla. Mi sono sentita dare della maleducata da qualcuno perché stavo facendo una scenata per niente e stavo bloccando la fila». A quel punto è intervenuta la presidente del seggio. «Anche lei mi ha invitato a cambiare mascherina e usarne una di carta che avevano a disposizione. Diceva che la mia non andava bene perché richiamava il colore di un partito in corsa nelle elezioni. Un'assurdità. La responsabile dell'ufficio elettorale, per convincermi, ha detto che sono vietate anche quelle rosse e con la bandiera italiana. Ma da quando in questo Paese uno non può vestirsi con i colori che vuole?». Alla fine l'avvocatessa ha accettato di sfilarsi la mascherina troppo scura per indossarne una più chiara: un singolare compromesso per esercitare il suo diritto di voto.

s. r.
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Corriere Adriatico