Stelvio, piacere di guida. Il nuovo Suv Alfa ha un comportamento dinamico da sportiva

L'Alfa Romeo Stelvio
ST. MORITZ -  Guidare un Suv vuol dire, in genere, rinunciare a una dinamica di guida vivace. Bisogna scendere a compromessi con pesi e dimensioni superiori alla media delle...

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ST. MORITZ -  Guidare un Suv vuol dire, in genere, rinunciare a una dinamica di guida vivace. Bisogna scendere a compromessi con pesi e dimensioni superiori alla media delle auto “normali” (berline o station wagon che siano), predisponendosi ad una posizione di guida piuttosto alta, ad inserimenti in curva meno precisi, sterzo meno pronto, rollio e beccheggio più pronunciati. Ebbene, con l’Alfa Stelvio tutto ciò viene smentito. Platealmente. Lo abbiamo sperimentato guidando l’auto lungo i tornanti del Passo dello Stelvio e sulle strade che si snodano tra Svizzera e Italia.

 

Già la posizione di guida è sorprendente: alta sì, ma non esageratamente e con molte possibilità di regolazione per sedile e volante. Il lavoro fatto sul telaio (derivato da quello della Giulia) è stato prodigioso: l’auto è leggera, agile e precisa come una sportiva e si lascia guidare con insospettabile disinvoltura, sfruttando al meglio il peso contenuto (poco più di 1600 chili) in rapporto alle dimensioni e altre qualità come le sospensioni multilink, lo sterzo diretto e un’assistenza elettronica non invasiva. La trazione posteriore evita le insidie del sottosterzo tipico di certi macchinoni, la precisione negli inserimenti in curva è chirurgica, il rollio inesistente o quasi. Risponde al vero quanto raccontato da Roberto Fedeli, ingegnere capo del progetto: “I movimenti sotto carico delle ruote sono uguali a quelli della Giulia, di conseguenza il rollio è il più basso della categoria”.

Normalmente la Stelvio si muove con la sola trazione posteriore. Ma, quando necessario, il sistema Q4 entra in funzione automaticamente, grazie ad una frizione a controllo elettronico che trasferisce fino al 50% della coppia all’avantreno. In tal modo l’auto “collabora” con il guidatore ovemai si presentino difficoltà di trazione dovute al fondo stradale, causa neve, fango o altro.
 


Abbiamo provato la versione con il motore 2.0 turbo da 280 cv: la progressione è poderosa e assicura un’accelerazione sullo 0-100 in 5,7 secondi (record di categoria), ma la capacità di entrare in coppia a 2000 giri consente di muoversi senza impacci anche ad andature tranquille. Il cambio è l’automatico/sequenziale ZF a 8 marce, con paddles in alluminio al volante. In modalità Dynamic i rapporti si accorciano e i tempi di cambiata si riducono. Poderosi i freni, con spazi di arresto di 37,5 metri da 100 a 0 km/h. Non manca la frenata automatica d’emergenza con riconoscimento del pedone: uno dei tanti dispositivi elettronici mirati a migliorare la sicurezza. «Ma – tengono a spiegare in casa Alfa – si tratta di supporti per aiutare il guidatore, non per sostituirsi a lui come nei sistemi di guida autonoma. Certe cose, agli alfisti, non sarebbero graditi».


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Corriere Adriatico