Scania, multa dell'Antitrust UE di 880 mln per partecipazione a cartello costruttori

Un camion Scania
BRUXELLES - L’Antitrust Ue ha multato Scania per un ammontare di 880 milioni di euro per aver partecipato a un cartello tra costruttori di camion. Gli altri produttori...

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BRUXELLES - L’Antitrust Ue ha multato Scania per un ammontare di 880 milioni di euro per aver partecipato a un cartello tra costruttori di camion. Gli altri produttori coinvolti nell’intesa illegale, e cioè Man, DAF, Daimler, Iveco e Volvo/ Renault, avevano concordato con Bruxelles una transazione nel luglio 2016. La multa, per l’esattezza di 880.523.000 euro, chiude un caso sul quale l’antitrust europeo aveva preso una prima decisione l’anno scorso.


Contrariamente a MAN, DAF, Daimler, Iveco e Volvo/ Renault, Scania non aveva concluso una transazione e, in seguito all’inchiesta europea, ora Bruxelles ha messo la parola fine a un caso su un’intesa illegale durata 14 anni che ha danneggiato un gran numero di trasportatori in Europa dato che Scania e gli altri costruttori di camion producono oltre nove decimi dei camion di dimensione media e grande venduti in Europa. Si tratta di circa tra quarti del trasporto interno delle merci trasportate nella Ue. La decisione riguarda il mercato dei camion da 6 a 16 tonnellate e di olte 16 tonnellate.

Scania ha preso parte a un’intesa illegale allo scopo di coordinare i prezzi (al livello dei prezzi lordi). I prezzi lordi che compaiono nei vari livelli corrispondono ai prezzi all’uscita della fabbrica in cui i camion venivano prodotti, fissati per ogni produttore. In generale lo schema dei prezzi lordi costituivano la base per fissare i prezzi nel settore dei camio, il prezzo finale pagato dagli acquirenti era fondato su altri aggiustamenti nei vari livelli dei prezzi lordi effettuati a livello locale e nazionale. Poi l’intesa riguardava l’intoduzione di tecnologie di emissione per la conformità dei camion con le norme Ue sempre più strette (da Euro 3 a Euro 4 attualmente in vigore) e la ripercussione sui clienti dei costi a queste associati.


L’infrazione alle regole Ue è durata dal 1997 al 2011 ed è stata realizzata con riunioni organizzate tra i quadri di alto livello, a margine di fiere commerciali, conversazioni telefoniche, dal 2004 è stata organizzata attraverso le filiali tedesche dei produttori e con comunicazioni per via elettronica. L’inchesta, indica oggi Bruxellesm «non ha rivelato alcun legame con le accuse e le pratiche sull’aggiramento del sistema anti-inquinamento di certi veicoli» (scandalo Volkswagen e simili). Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico